medico davanti al gup
Curata per l’artrite morì di cancro il pm chiede una consulenza
SASSARI. Con una diagnosi e una cura puntuali la paziente sarebbe sopravvissuta al tumore? E se sì che tipo di vita avrebbe potuto condurre in termini qualitativi? Entro il 3 febbraio il consulente...
18 novembre 2020
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SASSARI. Con una diagnosi e una cura puntuali la paziente sarebbe sopravvissuta al tumore? E se sì che tipo di vita avrebbe potuto condurre in termini qualitativi? Entro il 3 febbraio il consulente della Procura dovrà depositare la relazione nella quale chiarirà alcuni aspetti relativi alla morte di una paziente curata dal proprio medico per un’artrite. La donna, però, aveva un tumore al seno e dopo poco è morta. Il medico di famiglia è finito a processo con l’accusa di omicidio colposo.
La diagnosi di artrite sarebbe stata confermata per tre volte, nonostante la paziente (una 54enne di Sassari) lamentasse un dolore persistente che interessava la mano e il braccio destro – dove c’era anche un evidente gonfiore – e che non accennava a diminuire con quella terapia di antidolorifici e antinfiammatori.
Il pubblico ministero Paolo Piras ha chiesto il rinvio a giudizio del medico perché avrebbe «diagnosticato erroneamente un’artrite» «somministrando terapia antalgica, potenzialmente mascherante la diversa origine del quadro, senza aver escluso un altro processo fisio-patologico». E, ancora, «non ponendo in diagnosi differenziale – è scritto nella richiesta di rinvio a giudizio – nessun’altra malattia generante la sintomatologia algica e non approfondendo quindi il quadro». La paziente era infatti deceduta per una infezione polmonare «quale complicanza di un carcinoma mammario pluri-metastatico». Il medico si è sottoposto a esame davanti al giudice Carmela Rita Serra alla quale ha spiegato di aver rispettato i protocolli e di aver seguito le linee guida. A presentare una denuncia ai carabinieri era stato il marito della donna che, assistito dall’avvocato Antonio Secci, aveva raccontato il calvario vissuto dalla moglie. (na.co.)
La diagnosi di artrite sarebbe stata confermata per tre volte, nonostante la paziente (una 54enne di Sassari) lamentasse un dolore persistente che interessava la mano e il braccio destro – dove c’era anche un evidente gonfiore – e che non accennava a diminuire con quella terapia di antidolorifici e antinfiammatori.
Il pubblico ministero Paolo Piras ha chiesto il rinvio a giudizio del medico perché avrebbe «diagnosticato erroneamente un’artrite» «somministrando terapia antalgica, potenzialmente mascherante la diversa origine del quadro, senza aver escluso un altro processo fisio-patologico». E, ancora, «non ponendo in diagnosi differenziale – è scritto nella richiesta di rinvio a giudizio – nessun’altra malattia generante la sintomatologia algica e non approfondendo quindi il quadro». La paziente era infatti deceduta per una infezione polmonare «quale complicanza di un carcinoma mammario pluri-metastatico». Il medico si è sottoposto a esame davanti al giudice Carmela Rita Serra alla quale ha spiegato di aver rispettato i protocolli e di aver seguito le linee guida. A presentare una denuncia ai carabinieri era stato il marito della donna che, assistito dall’avvocato Antonio Secci, aveva raccontato il calvario vissuto dalla moglie. (na.co.)
