La Nuova Sardegna

Sassari

Schianto all’incrocio per Fertilia, in aula il racconto drammatico

Schianto all’incrocio per Fertilia, in aula il racconto drammatico

SASSARI. Porta ancora i segni di quel terribile incidente stradale nel quale era rimasta coinvolta insieme al suo compagno Davide Venerdini e al figlio di appena 4 anni che finì in Rianimazione.Ieri...

18 novembre 2020
2 MINUTI DI LETTURA





SASSARI. Porta ancora i segni di quel terribile incidente stradale nel quale era rimasta coinvolta insieme al suo compagno Davide Venerdini e al figlio di appena 4 anni che finì in Rianimazione.

Ieri mattina Mara Chessa, che ha ancora seri problemi di deambulazione, ha raggiunto a fatica il banco dei testimoni nel processo che si sta celebrando davanti al giudice Anna Pintore nei confronti di Giampaolo Meloni, l’uomo che era alla guida dell’Audi contro la quale la Fiat Brava di Venerdini si schiantò ad aprile dell’anno scorso all’incrocio tra la statale 291 (Sassari-Fertilia) e la provinciale 55 bis (che arriva da Capo Caccia), all’altezza del consorzio agrario. «Le fratture non sono ancora guarite – ha detto lei rispondendo alle domande del pm Simone Sassu – e anche il bambino deve sottoporsi a visite periodiche».

«Ciò che sicuramente ricordo è che avevamo il semaforo verde – ha raccontato – poi l’urto e il risveglio in ospedale. La mia vita è cambiata dopo quel giorno, ho perso il lavoro e ho avuto una marea di problemi di salute non ancora risolti». In aula è stata ricostruita la dinamica. L’Audi proveniva da Porto Ferro ed era diretta a Sassari, mentre la Fiat viaggiava verso Fertilia. A bordo c’erano Venerdini, 28 anni, e la Chessa, di 26, sassaresi, genitori del piccolo di 4 anni. Nell’altra auto invece viaggiavano Meloni, di 44 anni, e Alessandra Moro di 40, anche loro sassaresi. La Moro ieri è stata sentita come testimone: «Eravamo appena partiti perché era scattato il verde al semaforo, girammo a sinistra verso Fertilia e ci fu un impatto terribile. Andavamo piano, avevamo appena spuntato».

Due semafori verdi, quindi, come ha confermato anche il consulente, l’ingegnere Marco Pes: «La velocità dell’auto di Venerdini era 90 chilometri orari – ha spiegato in aula – molto elevata considerato il limite dei 50 e l’avvicinamento a un’intersezione. Meloni è arrivato invece al punto dell’urto a velocità molto ridotta. C’è stata una mancata precedenza, è vero, però bisogna considerare le valutazioni fatte dal conducente sul momento. Potrebbe aver pensato che la Brava fosse meno veloce e che quindi avrebbe fatto in tempo ad attraversare l’incrocio».

Il processo è stato aggiornato per sentire altri testi e l’imputato. (na.co.)

La strage

Famiglia sarda sterminata in Germania, sgomento nell'isola: «Le loro radici sono qui, tornavano spesso»

di Giancarlo Bulla
Le nostre iniziative