La Nuova Sardegna

Sassari

Svolta per la semintensiva al “Segni”

di Barbara Mastino
Svolta per la semintensiva al “Segni”

Ozieri: sempre più insistenti le voci che danno per imminente l’attivazione di un reparto con otto posti letto 

22 novembre 2020
2 MINUTI DI LETTURA





OZIERI. Si rincorrono da più parti voci su una possibile imminente attivazione di otto posti di terapia semintensiva nell’ospedale Segni di Ozieri. Una notizia da tempo annunciata ma che sembrava essere stata smentita dalle recenti disposizioni regionali di rafforzamento dei piccoli ospedali dalle quali come si sa quello di Ozieri era stato escluso ma anche dalle notizie di “spostamenti” in atri ospedali di attrezzature specifiche presenti al Segni. Ma nei giorni scorsi c’è stato il sentore di un cambiamento di linea da parte della Regione, poiché sono stati fatti nel reparto – da tempo allestito – interventi preparatori come la posa di telecamere e si sono visti sopralluoghi da parte dell’ufficio tecnico dell’Ats. L’attivazione del reparto di semintensiva Covid è un auspicio che arriva da più parti, soprattutto dopo che si è visto che nell’ospedale Segni continuano ad arrivare, ancorché “di passaggio”, pazienti Covid in attesa di trasferimento in altre strutture, che vengono ricoverati nella tensostruttura esterna al Pronto soccorso in condizioni non certo agevoli e dove in alcuni casi qualcuno non è più uscito, e ha cessato di vivere sempre attendendo di essere ricoverato in un altro ospedale.

Il Pronto soccorso del nosocomio ozierese lavora a pieno regime ma in varie occasioni è entrato in sofferenza, e questo aumenta il numero di coloro che si dicono favorevoli all’attivazione della semintensiva. Attivazione che oltretutto consentirebbe di tenere i pazienti Covid in condizioni di maggiore sicurezza ma che avrebbe positivi risvolti, sempre in termini di sicurezza, anche sugli altri reparti: come per esempio la Chirurgia, che in queste settimane sta operando a ritmi altissimi anche perché qui stanno convergendo gli interventi di tanti pazienti provenienti da ospedali in sofferenza.

Cosa osta allora all’apertura, ci si chiede. Non pare sia la mancanza di personale, dato che stando le notizie emerse nelle scorse settimane per essere a pieno regime il reparto avrebbe bisogno di uno specialista anestesista. E tantomeno mancano le attrezzature, delle quali proprio nei giorni scorsi si è tornato a parlare dopo la pubblicazione da parte dell’associazione PossibilMente Onuls dell’ultimo report sui macchinari e i dispositivi acquistati grazie alla raccolta fondi avviata dal sodalizio la scorsa primavera. Degli oltre 100mila euro raccolti a questo scopo, sino a questo momento ne sono stati spesi più di 61mila (per acquistare 100 sistemi di monitoraggio pressorio, 3 umidificatori con generatore di flusso integrato, 1 fibro-broncoscopio, un set controller endocam completo, 6 pompe volumetriche, 6 pompe a siringa, 4 deflussori, 69 cavi spacelabs, 3 batterie monitor, 3 sonde, 3 tubi di campionamento CO2, 16 kit video-broncoscopio) mentre altri 22.850 sono già stati impegnati per l’acquisto di un ventilatore polmonare trasportabile completo.

In Primo Piano
L’intervista

Giuseppe Mascia: «Cultura e dialogo con la città, riscriviamo il ruolo di Sassari»

di Giovanni Bua
Le nostre iniziative