La Nuova Sardegna

Sassari

Sassari, i campioni senza casa di boxe, lotta e judo

di Giovanni Bua
Sassari, i campioni senza casa di boxe, lotta e judo

Dopo lo sfratto dal Palaserradimigni le società sono in mezzo a una strada

06 dicembre 2020
4 MINUTI DI LETTURA





SASSARI. Campioni senza casa. Costretti ad allenarsi in campagne, cortili, angoli di palestre di altre discipline, prestati da amici. E poi da lì a saltare sopra ring e tatami per combattere, spesso vincendo, per titoli italiani, europei, qualificazioni olimpiche. Campioni tirati su da società che da mesi vivono d’aria. E, pur essendo al vertice delle loro discipline, si aggirano semi clandestine in una città che non le considera. E forse non le merita.

[[atex:gelocal:la-nuova-sardegna:site:1.39630233:gele.Finegil.Image2014v1:https://www.lanuovasardegna.it/image/contentid/policy:1.39630233:1654528000/image/image.jpg?f=detail_558&h=720&w=1280&$p$f$h$w=d5eb06a]]

Potrebbe essere lungo, e doloroso, l’elenco delle società che praticano i cosiddetti “sport minori” che a Sassari non trovano campo di atterraggio. A causa di piccoli numeri che però hanno dietro grandi storie, di impegno, successo, sportivo e sociale. Ma alcuni di questi casi meritano di essere evidenziati. Perché riguardano sport che può considerare minori solo chi ragiona a “chili” di iscritti e non guardando meriti, fascino, blasone. E una tradizione che, nonostante il sostegno quasi nullo delle istituzioni, continua ad essere presente, e vincente. Parliamo della boxe, della lotta, del judo. Tre fiori all’occhiello dello sport cittadino, che rischiano di appassire.

Il Palazzetto. L’inizio della fine sono stati i lavori al Palaserradimigni. Un tornado che si è abbattuto sul fragile castello di carte delle strutture sportive cittadine. Dalla mattina alla sera, a maggio, una dozzina di società si sono trovate in mezzo a una strada: danza, ginnastica artistica, boxe, judo, lotta. Il Comune, dopo settimane di ricognizioni nelle strutture del territorio, trova una soluzione. I locali della ex Corte di Appello in via Padre Zirano, messi a disposizione dal Banco di Sardegna tramite la Tholos, il suo “braccio” immobiliare. Una manna dal cielo, per ora solo promessa (i lavori di ristrutturazione devono ancora iniziare) che il cielo fa però felice solo a metà.

[[atex:gelocal:la-nuova-sardegna:site:1.39630233:gele.Finegil.Image2014v1:https://www.lanuovasardegna.it/image/contentid/policy:1.39630233:1654528000/image/image.jpg?f=detail_558&h=720&w=1280&$p$f$h$w=d5eb06a]]

La Athlon. «Noi eravamo pronti a portare lì le nostre attrezzature – sottolinea Vincenzo Piroddu, presidente della Athlon –. Ma un giorno ci hanno detto che non c’era più posto. I locali sarebbero stati usati da danza e ginnastica. E la mattina dalla Uisp. E noi ci siamo ritrovati al punto di partenza». In mezzo a una strada. Che è difficile da sentire riferito a una polisportiva con storia ultratrentennale che vanta atleti del valore di Simone Piroddu, primo atleta italiano a conquistare nel 2019 il titolo di campione europeo cadetti (ma anche un bronzo mondiale), o della sorella Denise, campionessa italiana (loro zio Gianfranco conquistò ben 5 titoli Italiani, l’ultimo nel 1982), ma anche dei plurimedagliati William e Daniel Raffi e Fabiano Morelli. E soprattutto organizza il “Città di Sassari” trofeo di lotta libera secondo per importanza solo alle olimpiadi ed al campionato del mondo. «Abbiamo proposto di ristrutturare una palestra scolastica a nostre spese, abbiamo chiesto di rientrare al Palazzetto in una zona non interessata dai lavori – chiude Piroddu –. Non abbiamo mai avuto risposte. Ora l’attività e ferma, e il grosso delle competizioni anche. Ma il futuro è davvero nero».

Boxe Torres. E nero è anche per un’altra società che per blasone e storia ha pochi eguali: la Boxe Torres Mario Muretti. Anche lei sfrattata dal Palaserradimigni, dove veniva ospitata dalla Athlon. E ora costretta a fare allenare i suoi professionisti in campagna, finché il tempo regge, o nell’angolo di una palestra, senza ring, prestata da un amico. Sconcertante per una eccellenza nata 30 anni, fa quando il presidente era Italo Nigra e a insegnare a boxare c'era Mario Muretti. Che, tra gli altri, ha prodotto il campione d'Italia di fine anni '80 Giampiero Pinna.

Maurizio Muretti risponde mentre è a bordo ring a Brescia, a seguire i due talenti Cristian Zara, pluridecorato tra i dilettanti, e il supermedio Andrea Aroni. «Mi godo gli incontri per non pensare a cosa ci aspetta a casa – spiega –. Senza l’aiuto di Giuseppe Accorrà, titolare della Leonardo's Gym Star, saremo in mezzo a una strada. Mi chiedo cosa aspetti l’amministrazione a dotare la città di Sassari di un impianto per la boxe. Che potrebbe ospitare le tante società cittadine, e ospitare eventi di livello internazionale. E a costi contenuti. La cosa che più ci dispiace e il non avere risposte di alcun tipo. Viviamo alla giornata con i nostri ragazzi. Che competono al massimo allenandosi in situazioni inadatte a professionisti quali sono. Se non fosse per la passione che ci anima verrebbe voglia di mollare tutto».

Domenico Mura. Voglia che purtroppo è sempre più forte in Domenico Mura, fondatore nel 2012 insieme alla moglie Daniela della omonima Boxing Club. Pugile dall’età di 10 anni (si innamorò della nobile arte nella “Boxing Club Porto Torres” dove allenavano Alberto Mura e Battista Calvia) da tecnico ha messo in bacheca qualcosa come 3 titoli italiani, 2 Guanto D’Oro, decine di medaglie. E scoperto due tra più forti prospect della boxe Italiana: i fratelli Gianmario (ora combatte per la Gymnasium) e Federico Serra. Che dopo una sfilza infinita di successi ha nel mirino le Olimpiadi di Tokio. «Per fortuna ora è in nazionale – sottolinea Domenico –. E può allenarsi per bene. Noi siamo costretti a trovare sempre posti nuovi. Palestre di amici, quasi mai a Sassari. Eppure il “movimento” c’è. Io ho organizzato eventi internazionali, ho portato nell’Isola la nazionale italiana, a Budoni però, a Sassari non c’è posto. Da anni tratto con l’amministrazione. Collezionavo promesse, ormai nemmeno quelle. Se non fosse per i miei ragazzi avrei già mollato. E non escludo di farlo».

©RIPRODUZIONE RISERVATA
 

In Primo Piano
La nota

Sanità, l’assessore richiama le Asl: «Tutte le nomine sono bloccate»

Le nostre iniziative