La Nuova Sardegna

Sassari

Addio a Elio, portapizze vigilante e scrittore geniale

Addio a Elio, portapizze vigilante e scrittore geniale

Il ricordo di Flavio Soriga: «Un ragazzo che sapeva far ridere, divertire e pensare» Nei festival dell’isola i suoi reading erano sempre spontanei, ironici e irresistibili  

13 dicembre 2020
2 MINUTI DI LETTURA





È morto Elio Satta, un ragazzo che sapeva scrivere, far divertire, ridere, pensare.

Proveremo in molti, da oggi in poi, a raccontare cos’era Elio, perché era automatico e immediato trovarlo meraviglioso, normale e speciale insieme.

Non credo però che sia possibile riuscirci: Elio era una persona che ti spiazzava sempre, che ti conquistava e poi spariva, che ti illuminava e poi smetteva di parlare e tu avresti voluto che continuasse a raccontare e gli dicevi che era geniale, quel che aveva appena detto o letto, ma lui abbassava gli occhi e ridacchiava e niente, tornava ad essere il ragazzo timido e riservatissimo che è sempre stato.

Elio era allergico alla banalità e alla disciplina, era capace di raccontare Sassari come pochissimi, e ovviamente parlando di Sassari spiegava il mondo.

Ha fatto il portapizze, l’addetto alla sbarra in ospedale, stava studiando per diventare educatore.

Viene la tentazione di dire che in una società più attenta e più giusta un talento come quello di Elio avrebbe avuto ben altri riconoscimenti, ma sono discorsi che hanno poco senso, credo: Elio ha vissuto come voleva, apparentemente refrattario alla competizione e al bisogno di affermazione.

Elio era fuori dal tunnel, come direbbe Caparezza, del divertimento e del bisogno di un qualche successo.

Era capace di far ridere, e questo era evidente, ma nei suoi racconti c’era sempre anche un sottofondo di ansia o melanconia, c’era la vivisezione delle nostre piccole sconfitte quotidiane, della difficoltà del tirare avanti.

I suoi racconti erano, al di là delle battute e delle trovate comiche che li rendevano irresistibili, il diario di una inadeguatezza, della pesantezza dell’inadeguatezza al mondo, che è poi la base e la forza di ogni vocazione narrativa.

Elio Satta sapeva che si scrive prima di tutto per una qualche inespressa e magari invisibile disperazione, per combatterla in qualche modo, nella certezza dell’inutilità della battaglia.

Oltre a tutto questo, Elio Satta era una delle persone più gentili, generose e buone che sia possibile incontrare sulla terra.

Alla fine, è per questo che fa più male che da oggi non sia più con noi.

Flavio Soriga

scrittore

Incarichi vacanti

Sanità nel baratro: nell’isola mancano 544 medici di famiglia

di Claudio Zoccheddu
Le nostre iniziative