Adesca 12enne su Instagram: indagato un uomo di 45 anni di Sassari
Indotta a inoltrare una sua foto solo con le mutandine e poi è stata minacciata
20 dicembre 2020
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SASSARI. Costretta a vedere video di uomini e donne senza abiti, indotta a inoltrare una sua foto solo con le mutandine e minacciata: «Se racconti a qualcuno i contenuti delle nostre conversazioni e delle videochiamate uccido tua madre e tuo fratello». Parole che fanno male soprattutto se a riceverle è una bambina di dieci anni, incapace di intercettare il pericolo e di difendersi.
La Procura di Caltanissetta, nell’ambito di un’ampia indagine della polizia postale che ha toccato diverse regioni italiane, ha notificato la conclusione delle indagini preliminari a un 45enne, studente universitario fuoricorso di Sassari. I reati contestati sono pesantissimi – pornografia minorile, adescamento di minore, detenzione di materiale pornografico – con condanne che possono arrivare anche a dododici anni di reclusione.
Stando all’inchiesta della Procura di Caltanissetta, l’indagato attraverso la messaggistica del social network Instagram avrebbe inoltrato a una bambina di dieci anni «numerosi video di se stesso senza indumenti – scrive il pubblico ministero Chiara Benfante – e un altro in cui una donna si toccava le parti intime». Ma non si sarebbe limitato a questo. Attraverso l’applicazione di messaggistica istantanea “Kik”, avrebbe effettuato «diverse videochiamate durante le quali si mostrava disteso a letto (...) inducendo la minore a partecipare a esibizioni pornografiche e segnatamente a farsi inoltrare una fotografia che la ritraeva solo con le mutandine e un video in cui appariva completamente nuda». Come se non bastasse, il 45enne, probabilmente resosi conto dello stato d’animo della bambina che a quel punto era molto spaventata, l’avrebbe minacciata «prospettandole l’intenzione – scrive sempre il pm – di uccidere la madre e il fratello qualora avesse riferito a terzi i contenuti delle loro conversazioni e videochiamate, per costringerla a commettere il reato di favoreggiamento personale».
Nei giorni scorsi all’uomo, che è assistito dall’avvocato Antonio Secci, è stata notificata la chiusura delle indagini a suo carico. La polizia postale qualche mese fa era piombata nel suo appartamento e gli aveva sequestrato smartphone, tablet, pc, pen drive e hard disk. Il materiale analizzato avrebbe consentito agli inquirenti di costruire un pesante quadro accusatorio. (na.co.)
La Procura di Caltanissetta, nell’ambito di un’ampia indagine della polizia postale che ha toccato diverse regioni italiane, ha notificato la conclusione delle indagini preliminari a un 45enne, studente universitario fuoricorso di Sassari. I reati contestati sono pesantissimi – pornografia minorile, adescamento di minore, detenzione di materiale pornografico – con condanne che possono arrivare anche a dododici anni di reclusione.
Stando all’inchiesta della Procura di Caltanissetta, l’indagato attraverso la messaggistica del social network Instagram avrebbe inoltrato a una bambina di dieci anni «numerosi video di se stesso senza indumenti – scrive il pubblico ministero Chiara Benfante – e un altro in cui una donna si toccava le parti intime». Ma non si sarebbe limitato a questo. Attraverso l’applicazione di messaggistica istantanea “Kik”, avrebbe effettuato «diverse videochiamate durante le quali si mostrava disteso a letto (...) inducendo la minore a partecipare a esibizioni pornografiche e segnatamente a farsi inoltrare una fotografia che la ritraeva solo con le mutandine e un video in cui appariva completamente nuda». Come se non bastasse, il 45enne, probabilmente resosi conto dello stato d’animo della bambina che a quel punto era molto spaventata, l’avrebbe minacciata «prospettandole l’intenzione – scrive sempre il pm – di uccidere la madre e il fratello qualora avesse riferito a terzi i contenuti delle loro conversazioni e videochiamate, per costringerla a commettere il reato di favoreggiamento personale».
Nei giorni scorsi all’uomo, che è assistito dall’avvocato Antonio Secci, è stata notificata la chiusura delle indagini a suo carico. La polizia postale qualche mese fa era piombata nel suo appartamento e gli aveva sequestrato smartphone, tablet, pc, pen drive e hard disk. Il materiale analizzato avrebbe consentito agli inquirenti di costruire un pesante quadro accusatorio. (na.co.)