La Nuova Sardegna

Sassari

Sassari, un muro anti covid a Casa Serena

di Giovanni Bua
Sassari, un muro anti covid a Casa Serena

On line il nuovo bando per la gestione: assistenza, dpi, sanificazione perché l’incubo non si ripeta

27 dicembre 2020
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SASSARI. Un muro anti Covid per proteggere Casa Serena. Lo vuole alzare l’amministrazione comunale che, nei giorni scorsi, ha pubblicato la nuova gara d’appalto per la gestione della casa di riposo comunale. In realtà il contratto originario per la gestione della Casa di via Pasubio, di tre anni più due, era scaduto nel settembre 2019, ma i lavori della Commissione di gara sono stati prima rallentati e poi sospesi a causa dall’emergenza e l’appalto era stato prorogato con la ditta Coopas fino al 31 luglio. Poi una ulteriore proroga, per riscrivere da capo il capitolato. Perché, aveva sottolineato il sindaco Campus la scorsa primavera, mentre i morti nella casa di riposo comunale si contavano a decine e i medici militari assicuravano l’assistenza negata da un sistema che semplicemente non la prevedeva: «Non si dovrà mai più ripetere. Il modello va rivisto completamente. Perché il Covid ha dimostrato che è insostenibile, e irrazionale».

E così è stato. Con il nuovo bando che scadrà il 20 gennaio, e prevede l’assegnazione del servizio per un anno, con un importo a base di gara di circa 2 milioni e mezzo, prorogabile ad altri due per ulteriori 5 milioni e 200mila euro. Molte le novità, a iniziare dal numero degli ospiti, con i nuovi accessi congelati già da luglio e gli anziani che da 153 scendono a 97, di cui 11 totalmente o parzialmente autosufficienti e 86 che necessitano di assistenza continuativa. Il cuore è «l’esecuzione dei servizi programmati in funzione della massima sicurezza, per gli ospiti e per gli operatori, rispetto ai rischi connessi alla pandemia tuttora in corso», e ancora «la previsione di misure specifiche idonee a garantire la massima prevenzione dai rischi di contagio nell’ambito della struttura». Il tutto con «una gestione ispirata al concetto di global service fondata sulla individuazione di un solo interlocutore operativo per l’espletamento dei servizi all’utenza nella prospettiva di favorire la semplificazione delle esigenze di monitoraggio e controllo sulla correttezza degli adempimenti contrattuali».

Meno ospiti, più servizi e controlli, un unico responsabile insomma. Con il Covid che spunta a piene mani nel dettagliato capitolato di 32 pagine. A iniziare dall’assistenza inferimeristica, garantita 24 ore su 24 da 7 infermieri per almeno 38 ore settimanali ciascuno. Poi la creazione di un’area ibrida per eventuali quarantene dopo le dimissioni dall’ospedale e una di isolamento per eventuali casi di ospiti Covid-positivi o affetti da altre patologie che rendano necessario impedire loro contatti con altri ospiti. E ancora la misurazione per tutti della temperatura e della saturazione almeno due volte al giorno, ma anche il supporto agli ospiti nell’effettuazione di chiamate o video-chiamate ai loro parenti sopratutto nel caso in cui non potessero incontrarsi, uno dei punti più dolenti dell’emergenza. E ancora l’obbligo di approvvigionarsi di Dpi, di gel igienizzante, la gestione della ristorazione, con l’adeguato distanziamento fisico durante i pasti, la creazione di percorsi di entrata e uscita, la possibilità di servire gli anziani in camera. La pulizia e sanificazione dei locali tutti i giorni della settimana, compresi i festivi (con la pulizia dei bagni tre volte al giorno), con particolare cura nella sanificazione di pulsantiere (di ascensori, macchinette caffè, telefoni, citofono cancello esterno), interruttori, corrimano, maniglie, rubinetti, il cancello esterno. Capitolo dedicato anche per l’animazione, con eventuali attività da organizzare in gruppi poco numerosi, in spazi ampi e arieggiati, o all’aperto. E le attività che prevedono uscite da sostituire da ore di laboratori ed attività che consentano il mantenimento della distanza sociale e verranno effettuate in piccoli gruppi omogenei.

Un muro, contro il Covid ma anche contro eventuali altre epidemie. Perché l’incubo non si ripeta. Mai più.

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