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Sassari

Mobbing in Pediatria, il primario “batte” la collega in appello

Mobbing in Pediatria, il primario “batte” la collega in appello

SASSARI. In appello Antonio Chiarolini, primario di Pediatria dell’ospedale civile di Alghero, incassa una vittoria dopo la condanna per mobbing nei confronti di una dottoressa rimediata in primo...

15 gennaio 2021
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SASSARI. In appello Antonio Chiarolini, primario di Pediatria dell’ospedale civile di Alghero, incassa una vittoria dopo la condanna per mobbing nei confronti di una dottoressa rimediata in primo grado davanti al giudice del lavoro Monia Adami.

La corte presieduta da Marcello Giacalone ha accolto l’appello proposto da Chiarolini e ha rigettato la domanda della collega di risarcimento del danno da mobbing. Quest’ultima aveva raccontato di un rapporto di tensione continua che l’aveva costretta a mollare il reparto e, dopo qualche tempo, ad avviare la causa contro il primario. Il giudice in primo grado aveva condannato anche l’Ats per omesso controllo: la corte in questo caso ha accolto invece l’appello incidentale.

Nessun abuso di potere, quindi, a carico di Chiarolini – secondo i giudici di secondo grado – e nessuna imposizione di decisioni al personale medico e infermieristico.

Se per la Adami il primario avrebbe sfruttato il suo ruolo per «affermare la propria superiorità e il proprio potere decisionale attraverso un atteggiamento prevaricatorio», per la corte d’appello «nel merito non è provata la condotta di mobbing». Condotta che la dottoressa «ha individuato nelle ripetute aggressioni verbali del primario (...) – scrive il giudice estensore Giacalone – nel discredito professionale e umano praticato da quest’ultimo al punto da costringerla a dimettersi dietro consiglio medico, a tutela della propria salute. Ad avviso della Corte non sono emersi né l’elemento oggettivo né quello soggettivo del mobbing lavorativo invocato. Dalle emergenze istruttorie può dirsi dimostrato con palese univocità che le modalità di rapportarsi di Chiarolini col personale sottoposto sono uguali e non già rivolte esclusivamente nei confronti della dottoressa, sì che deve escludersi che i toni violenti e alterati siano un sintomo o la dimostrazione dell’intento persecutorio posto in essere da Chiarolini nei confronti dell’appellata».

«Il nostro assistito è un primario di prima classe – ha sostenuto l’avvocato Gian Giacomo De Martini , difensore insieme a Monica Alicicco – La dottoressa non è stata demansionata né maltrattata da Chiarolini, medico esemplare». (na.co.)

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