La Nuova Sardegna

Sassari

«Palmadula, Poste paghi l’affitto»

di Giovanni Bua
«Palmadula, Poste paghi l’affitto»

Il Comune replica all’azienda: lavori al via a breve, ma non siamo tenuti a offrire una sede a un privato

17 gennaio 2021
3 MINUTI DI LETTURA





SASSARI. Alzano la voce da Palazzo Ducale, per nulla intenzionati a diventare il capro espiatorio della mancata riattivazione dell’ufficio postale di Palmadula, chiuso da giugno quando parte del tetto dello stabile comunale, che lo ospitava insieme a ufficio Anagrafe e ambulatorio, è crollato. Nei giorni scorsi, in risposta alle lamentele dei residenti della frazione per la mancata attivazione dell’ufficio mobile promesso da Poste, l’azienda aveva scaricato la responsabilità sull’amministrazione comunale, rea di non aver iniziato i lavori di ristrutturazione dello stabile, indispensabili per attivare il servizio sostitutivo. Ricostruzione rimandata al mittente dall’amministrazione, che in una nota durissima ricorda a Poste di essere un servizio privato, di non essere tenuta a mettergli a disposizione locali, per i quali peraltro deve pagare anni di canoni arretrati. Stupendosi infine del fatto che l’azienda non si sia attivata in questi mesi per trovare una sede alternativa. Sulla mancata attivazione del “camper mobile”, richiesta dai residenti e assicurata da Poste, il Comune poi annuncia di aver protestato ufficialmente con la dirigenza locale, regionale e nazionale di Poste Italiane.

Certo i disagi dei residenti, vanno oltre l’assenza dell’ufficio postale: «Dopo il crollo del tetto nei locali di Palmadula a fine giugno – sottolinea l’amministrazione in una nota parzialmente anticipata dal sindaco Campus nell’ultima seduta di Consiglio in risposta a una segnalazione – il Comune di Sassari si è attivato immediatamente per far fronte all’emergenza e riavviare quanto prima la sede di Punto Città anche a Palmadula (ora servita da Tottubella, dove c’è anche una postazione per il rilascio delle carte di identità elettroniche). Per poter dare il via all’iter dei lavori nel più breve tempo possibile, sono state stanziate parte delle risorse della Rete Metropolitana. L’incarico di progettazione è già stato affidato e nei prossimi giorni verranno esaminati i progetti».

«Quanto alla sede delle Poste, presente nello stesso stabile e chiusa a seguito del crollo – attacca però il Comune – dal 2014, anno di firma del contratto di locazione, Poste Italiane non ha mai pagato il canone (215 euro al mese), arrivando a un debito nei confronti del Comune di svariate migliaia di euro. Il Comune specifica che chiederà il versamento di tutti gli arretrati. Poste Italiane Spa è a tutti gli effetti una realtà privata e il Comune si chiede come mai questa non si sia attivata per cercare altre sedi nella borgata, anche tra gli edifici privati. Infatti non è assolutamente previsto che sia il Comune a dover fornire degli spazi a una società privata come Poste Italiane. Nonostante questo, per non lasciare la popolazione della borgasta senza il servizio, l’amministrazione comunale ha concordato con Poste Italiane l’attivazione di un ufficio mobile. Il Comune ha messo a disposizione il suolo pubblico e gli allacci per le utenze necessarie per il riavvio dell’attività».

«La sede mobile è stata inviata nella borgata – chiude la nota – ma mai attivata e ora è stata addirittura trasferita in altra sede. Per questi motivi, l’amministrazione comunale ha già inviato una nota di protesta alla società».

In Primo Piano
L’industria delle vacanze

Tassa di soggiorno, per l’isola un tesoretto da 25 milioni di euro

Le nostre iniziative