La Nuova Sardegna

Sassari

Dalle Poste al medico «Ormai qui manca tutto»

di Nadia Cossu
Dalle Poste al medico «Ormai qui manca tutto»

La disperazione dei residenti della borgata: ci stanno togliendo i servizi essenziali Anche l’ufficio dell’impiegato comunale è chiuso. Aperte solo scuola e farmacia

19 gennaio 2021
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SASSARI. Sono le undici del mattino ma il grande orologio nel campanile della chiesa di Santa Maria Assunta, che si affaccia nell’omonima piazza, è fermo alle 4.30. Quasi a voler “certificare” ciò che in realtà è sotto gli occhi di tutti: e cioè che a Palmadula il tempo si è fermato per davvero. Nella peggiore delle accezioni che a questa riflessione si possa attribuire.

«Qua sembriamo tornati al tempo della guerra» è il commento laconico del parroco padre Alberto che da anni combatte contro l’isolamento della borgata, distante poco meno di quaranta chilometri da Sassari. E i timori già espressi ormai sette anni fa – quando la popolazione fece le barricate contro la chiusura dell’ufficio postale e vinse la sua battaglia – sono tornati più che mai d’attualità.

Nella piazza della chiesa, in una mattina soleggiata dove ti aspetteresti di vedere un po’ di movimento, c’è invece soltanto desolazione. Non passa nemmeno una persona. L’ufficio postale è chiuso da mesi, sul tetto dell’edificio accanto c’è una voragine, struttura pericolante e quindi stop al servizio. Di fronte, al bordo della strada, l’ufficio dell’impiegato comunale è ugualmente chiuso. Era un punto di riferimento importante per i cittadini che avevano bisogno di informazioni o di sbrigare qualche pratica senza per forza dover andare in città. «Ci stanno togliendo tutto – dice Elsa Sechi, 46 anni, assistente nella mensa scolastica – come possiamo non sentirci abbandonati? Viene da chiedersi quale disegno ci sia dietro tutte questo». Perché non è solo l’ufficio postale, o l’impiegato comunale a mancare. A Palmadula non c’è più nemmeno il medico di base. «Si ferma a La Corte, qui non arriva – commenta Paolina Zara, 79 anni – Non ci sono più servizi essenziali, abbiamo solo la farmacia, speriamo non chiudano anche quella». Ritirare la pensione, pagare una bolletta o prelevare qualche contante è un’odissea: «L’ufficio postale più vicino è a Santa Maria La Palma, mi ha accompagnato mia figlia, ho fatto una fila di due ore prima di essere servita. Un’altra volta siamo arrivate tardi ed era già chiuso. E allora siamo andate a Porto Torres. Non possiamo per ogni minima cosa fare giri infiniti». Chi sia il responsabile di tutto ciò non è ancora chiaro visto che Poste Italiane dice che se il Comune non inizia i lavori di ristrutturazione il camper “sostitutivo” non entrerà in funzione e il Comune replica che Poste Italiane dovrebbe pensare a pagare il canone di locazione. E intanto i poco meno dei 500 residenti sono disperati. «Non c’è più nulla qui» – dice Antonio Sotgia, 72 anni. Riesce a parlare a stento e tiene la mano sulla bocca: «Non ho i denti – spiega – Non abbiamo un dentista e non mi posso curare».

Accade anche questo in una borgata dimenticata che giorno dopo giorno vede perdere – per responsabilità altrui – non solo i servizi essenziali ma prima ancora la propria dignità.

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