La Nuova Sardegna

Sassari

Connettere il centro storico con la zona periferica

di Giovanni Bua
Connettere il centro storico con la zona periferica

Il progetto Multineddu riapre il dibattito su come provare a “ricucire” la città L’architetto Culotta: «Proporre varianti e ragionare in concreto sulle opere»

01 febbraio 2021
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SASSARI. Il dibattito sull’area Multineddu, e quello precedente sul centro commerciale di Luna e Sole? Ossigeno puro a fronte di anni in cui l’unico tema esecutivo di cui si è dibattuto tra i cittadini è stato quello del colore di una pista ciclabile. Da affrontare in maniera inclusiva e da inserire in una strategia complessiva di “ricucitura” della città. Tornano in campo i “guerriglieri urbanistici” che combattono la loro battaglia sfornando progetti esecutivi da regalare alla città. Il primo nel 2018 su Porta Sant’Antonio, nell’area dell’ex Turritania, con lo scavalcamento carrabile e pedonale dal Corso a viale Porto Torres. Poi la “bomba” Luna e Sole, con il centro commerciale previsto dell’area delle Pie Sorelle archiviato a furor di popolo e un progetto verde lasciato sul tavolo. E ora Multineddu, con il suo maxi centro commerciale mai completato a Zentu Fighi, alle porte di Predda Niedda, per cui gli eredi hanno chiesto il cambio di destinazione d’uso, spacchettandolo in una “cittadella di servizi”, richiesta già passata in Commissione, che arriverà in questi giorni in consiglio.

«Richiesta legittima, su cui però serve una riflessione complessiva, sull’area e sull’intera città». A dire la sua è Vincenzo Culotta, architetto intorno a cui si è coagulato un gruppo di giovani professionisti intenzionati a far uscire l’Urbanistica dagli uffici e trasformarla in tema di dibattito partecipato. «Siamo nelle condizioni – spiega – di ragionare in concreto, proponendo per Sassari “varianti esecutive” con opere ben delineate, per pensare in modo tangibile e diretto su grandi opere e sul loro impatto sul contesto circostante come le nostre proposte del Parco Luna e Sole e della Piazza Porta Sant’Antonio e, ricordo di qualche anno fa, la proposta di un collega del nuovo Stadio della Torres e dell’intera area circostante».

Tornando all’area Multineddu: «Fa parte di un’ampia zona eterogenea di circa 45 ettari, in cui sono concentrate un gran numero di aree con diversa destinazione urbanistica, ben dieci. Questo evidenzia quanto sia importante e strategica la zona e come sia necessaria una visione globale degli interventi di completamento o di nuova realizzazione, soprattutto come connessione del centro storico verso il tessuto urbano periferico. L’intero fronte nord del centro storico da Piazza Santa Maria a Corso Trinità, Corso Vico con il futuro Centro Intermodale fino a via XXV Aprile, la Stazione, Porta Sant’Antonio e via Saffi combaciano tramite la ferrovia a tale macro zona. E il progetto di piazza Porta Sant’Antonio aveva come obiettivo principale proprio questa connessione. La realizzazione del Centro Intermodale sarebbe un altro fondamentale tassello di tale scavalcamento».

«Il Puc – chiude l’urbanista – ha il compito di esprimere tale visione di prospettiva e delinea un assetto territoriale e urbano, dando spunto per la realizzazione di opere a valenza sociale sia di iniziativa pubblica che privata, dando degli indirizzi precisi, ma ammettendo delle varianti, paragonabili al cambio di assetto di una buona auto di formula uno che deve essere adattata ai vari circuiti. La strada è quella della “progettazione partecipata”, con la collaborazione di tutti gli attori portatori d’interesse per la realizzazione di un progetto e in primo luogo il contributo dei cittadini. Contrariamente alle titubanze e timori che potrebbe suscitare, tale modalità non pone l’interesse privato in antitesi con l’interesse pubblico, ma fa emergere una visione condivisa e mediata. A tutti il ruolo di proporre progetti, all’amministrazione il compito di incentivare tali metodologie delineando una visione nitida del futuro di Sassari, in considerazioni de finanziamenti che saranno disponibili per la ripresa post Covid».



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