La Nuova Sardegna

Sassari

Pezzi di storia della città tra degrado e incertezze

di Roberto Sanna
Pezzi di storia della città tra degrado e incertezze

Concerie, cinema Ariston e Quattro Colonne, Turritania: simboli tristi del passato Storie fatte di abbandono e diatribe, con le ruspe troppo spesso dietro l’angolo

02 febbraio 2021
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SASSARI. Si fa prima a demolire che a ristrutturare, non c’è dubbio. Anche perché nel corso degli anni nessuno ha deciso e c’è sempre la questione dei vincoli della Soprintendenza, annosa diatriba che spesso assume il ruolo di una comoda foglia di fico che nasconde il problema. E di questo passo il rischio che si corre è quello di lasciare alle future generazioni soltanto Predda Niedda.

La vicenda delle vecchie concerie di Santa Maria, a rischio di demolizione dopo l’ultimo controllo effettuato dai Vigili del fuoco è soltanto l’ultimo capitolo di una storia che vede la città mettere a rischia le vestigia del suo passato, a volte non troppo lontano, con un percorso che spesso si ripete in maniera sinistra: gli edifici vengono abbandonati, cominciano ad andare in pezzi, si tarda a intervenire, poi ci sono i litigi con la Soprintendenza, il lifting si trasforma in un intervento strutturale molto costoso e si va verso una morte naturale.

Ieri mattina è tornato d’attualità l’Hotel Turritania, che in estate era stato mascherato con un grande pannello a tema Candelieri. Scaduti i termini, il pannello è stato ritirato (ricomparirà in altre zone) ed è riemersa la vera facciata decorata nel 2015 dalla tartaruga in versione street art firmata da Ericailcane; e con essa, il grande punto di domanda su che cosa fare di questo edificio che ha segnato la storia della città dal punto di vista economico ed estetico. Costruito in porta Sant’Antonio tra il 1942 e il 1944 su progetto di Vico Mossa, da anni galleggia tra le proposte di abbattimento di chi lo vede come un “tappo” e quelle di chi invece pensa che si possa ancora riqualificare (l’ultimo progetto ipotizzato parlava di 20 milioni). Nel frattempo lo spettacolo che offre non è dei migliori, senza offesa per Ericailcane e anche per i pannelli tecnologici dei candelieri. Resta molto poco dell’area dell’ex Gazometro, tra la stazione e corso Vico. La bonifica del sito, pesantemente inquinato, è il nodo da sciogliere per il futuro, con un agguerrito comitato che chiede un progetto di riqualificazione urbana. E la sorte di quel che resta del vecchio complesso (davvero poca roba) sembra segnata.

Rischiano di fare una brutta fine anche due ex grandi cinema in pieno centro storico, l’Ariston in viale Trento e il Quattro Colonne in Corso Vittorio Emanuele, subito dopo Palazzo di città. Inattivi da una decina d’anni, difficilmente riprenderanno la loro destinazione originaria anche perché ormai desueti e probabilmente fuori norma. Il loro destino è incerto perché si tratta di proprietà frazionate, spesso travolte da dissidi tra eredi che in alcuni casi non vivono più in Sardegna: così da un lato c’è uno scarso interesse a mettere mano agli immobili, dall’altro chi magari volesse farlo si trova di fronte a interlocutori difficili da affrontare. L’ultimo ruggito dell’Ariston, qualche anno fa, è stato a Carnevale per una festa in maschera (peraltro molto partecipata e passata alla storia), mentre il Quattro Colonne ha chiuso i battenti insieme al bar situato nel cortile interno. In questo caso la consolazione è che uno di quei grandi cinema del centro storico, il Moderno, è stato salvato, ristrutturato ed è diventato un multisala molto frequentato, con buona pace di chi, agli inizi del terzo millennio, voleva spostare a Predda Niedda anche questa attività.

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