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Sassari, il figlio di Tiana Tola: «L’aspettavamo a casa ora diteci come è morta»

Luca Fiori
Sassari, il figlio di Tiana Tola: «L’aspettavamo a casa ora diteci come è morta»

L’autopsia di Tiana Tola disposta dalla Procura dopo l’esposto della famiglia Il figlio della judoka non si dà pace: «Si è aggravata ma non ci hanno avvisati»

12 febbraio 2021
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SASSARI. «A fine gennaio i medici del reparto di Neurologia ci avevano assicurato che mia madre sarebbe stata dimessa presto e per questo attendevamo impazienti il suo rientro a casa dopo quasi un mese di degenza, ma non prima che ci consegnassero un macchinario necessario per la respirazione che avrebbe permesso le cure a domicilio, ma questo non è mai avvenuto».

Dieci giorni dopo la morte di Tiana Tola, l’ex campionessa di judo scomparsa a 60 anni, il figlio Francesco Ardisson non si dà pace e continua a non capacitarsi di quello che è accaduto la mattina del 2 febbraio scorso in ospedale.

Qualche giorno dopo la morte della madre il figlio 32enne si è rivolto alla Procura della Repubblica attraverso il legale di famiglia, l’avvocato Alessandra Delrio, per chiedere che venga fatta luce sulle ultime ore di vita della donna.

Il sostituto procuratore Paolo Piras, a cui è stata affidata l’inchiesta, ha aperto un fascicolo nel quale al momento non risultano indagati. Il magistrato ha disposto il sequestro della salma e l’autopsia. L’esame verrà eseguito stamattina dal medico legale Salvatore Lorenzoni nell’istituto di patologia forense dell’università.

La Procura vuole capire se sia stato fatto di tutto per salvare la campionessa di judo.

«Il 2 febbraio scorso – spiega il figlio Francesco – quando attendevamo il rientro a casa di mia madre siamo stati avvisati che era improvvisamente deceduta senza che ci fosse stato comunicato alcun aggravamento delle sue condizioni cliniche che, anzi, ci avevano riferito esser tali da poter consentire le dimissioni».

La famiglia di Tiana faceva affidamento su un macchinario ordinato dal reparto specificamente per lei, consegnato all’azienda sanitaria giovedì 28 gennaio che necessitava di specifica e adeguata taratura, al fine di rendere il macchinario pronto all’utilizzo a domicilio. «Tale taratura – denuncia il figlio – non è stata mai eseguita e per tale motivo le dimissioni di mia madre sono state sempre posticipate».

L’ex campionessa di judo era stata trovata con il volto bluastro, riversa su un fianco e con le braccia rivolte in avanti, come se durante la notte avesse tentato invano di raggiungere il campanello per la richiesta urgente di assistenza e soccorso. L’inchiesta della Procura dovrà stabilire se ci siano responsabilità per la sua fine.

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