La Nuova Sardegna

Sassari

Il difensore del notaio: «Maniga? Un finanziatore»

di Nadia Cossu
Il difensore del notaio: «Maniga? Un finanziatore»

L’avvocato Nicola Satta ai giudici: «Ma quale socio occulto, ha perso 4 milioni» Il pm a gennaio ha chiesto per il professionista una condanna a 9 anni di carcere

17 febbraio 2021
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SASSARI. Ha discusso per un’ora e mezza con l’obiettivo di smontare mattone dopo mattone il castello di accuse mosse dalla Procura nei confronti del suo assistito, il notaio Gino Maniga. Il reato contestato è quello di bancarotta fraudolenta nell’ambito dell’inchiesta partita nel 2012 in seguito al fallimento della Mondelli Costruzioni. La società faceva capo al costruttore di Usini Pier Salvatore Mondelli. Un crac da 5 milioni di euro al quale, secondo l’accusa, avrebbe contribuito anche il notaio sassarese.

Responsabilità che per il pubblico ministero Ermanno Cattaneo valgono una condanna a nove anni di carcere. Questa era stata la richiesta finale di pena lo scorso gennaio. La stessa avanzata nei confronti di Mondelli. Pene più lievi invece erano state sollecitate per altri 4 imputati.

«La verità è che il notaio Maniga – ha detto con forza ieri il difensore Satta – non era un amministratore di fatto come sostiene il pm, era un finanziatore. Che alla fine di tutta questa vicenda ha perso pure una marea di soldi, oltre quattro milioni di euro».

Nessun reato di bancarotta fraudolenta, quindi, ci sarebbe a carico del notaio che avrebbe solo dato mandato alla società di Mondelli di costruire la propria villa a Monte Bianchinu. Ed ecco come si spiegherebbero i flussi di denaro. »Quelle somme ingenti servivano a dare liquidità all’imprenditore perché potesse portare a termine i lavori della villa».

Per la Procura il ruolo del notaio sarebbe stato diverso. Tra la fine di aprile e i primi di maggio del 2013 la guardia di finanza aveva bloccato sei appartamenti realizzati da Mondelli sopraelevando un edificio in via Manzoni, ad Alghero. Gli immobili erano poi stati venduti a una società, la Ma.Vlast. Srl, che secondo gli inquirenti era riconducibile al notaio. Gli appartamenti erano stati ceduti da Mondelli alla Ma.Vlast nel 2009 ma per l’accusa il notaio non avrebbe versato nulla al costruttore. Un acquisto «fittizio», in sintesi, senza passaggio di denaro, al solo scopo di sottrarre il bene a una società che sarebbe fallita pochi mesi dopo.

Da imprenditore edile, il 47enne di Usini aveva bisogno di liquidità per avviare cantieri e anticipare le spese per progetti e materiali, prima che le banche si decidessero a concedere prestiti e mutui. E in questa fase sarebbe entrato il professionista, indicato nelle carte dell’inchiesta come presunto “socio occulto”.

«Ciò che ha fatto Maniga – ha spiegato ieri Nicola Satta al collegio presieduto dal giudice Mauro Pusceddu – è stato un soccorso finanziario, non avrebbe mai immaginato l’esistenza di quella voragine da nove milioni di euro nella società». L’avvocato ne ha avuto anche per il costruttore di Usini: «Non è credibile e le sue esternazioni sono talmente campate in aria che non costituiscono nemmeno un indizio». La discussione terminerà il 16 marzo, poi la parola passerà al collega Gianluigi Mastio.

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