La Nuova Sardegna

Sassari

Per aiutare chi soffre bastano 10 euro al mese

di Silvia Sanna
Per aiutare chi soffre bastano 10 euro al mese

L’iniziativa di un gruppo solidale formato da piccoli commercianti, colf e badanti Si quotano e provvedono a fare la spesa o a pagare le bollette a chi è in difficoltà

02 aprile 2021
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SASSARI. C’è la giovane mamma rimasta sola che non ha i soldi per la spesa, la famiglia numerosa che deve scegliere se pagare le bollette o comprare le scarpe ai figli, il commerciante in difficoltà che non riesce più a essere puntuale con l’affitto. Storie di povertà vecchia e nuova, amplificate dal Covid. Storie di grande dignità, da parte di persone che non sono abituate a chiedere ma al contrario ad aiutare chi ha bisogno, e da parte di chi pur avendo poco si sente più fortunato di altri e per questo in dovere di fare qualcosa. È una rete silenziosa che non cerca pubblicità perché, dicono, «la beneficenza si fa e basta e non c’è niente di cui vantarsi». Hanno iniziato in dieci, ora sono circa 25: tra loro c’è qualche libero professionista, ma la maggior parte sono piccoli commercianti, commesse, addetti alle pulizie, colf e badanti. Hanno stipendi bassi e una vita senza fronzoli. Ma nonostante questo ogni mese tirano fuori 10-20 euro da destinare al salvadanaio speciale. L’iniziativa si chiama Emergenza solidale e si muove su una chat di WhatApp: qui i partecipanti si confrontano, presentano al gruppo le situazioni di emergenza e decidono, tutti insieme, quale affrontare di volta in volta. Spiega Roberto, uno degli ideatori: «Riceviamo tante segnalazioni e dobbiamo scegliere. È inutile disperdere le risorse che abbiamo su diversi casi, sarebbe inutile. Meglio individuarne uno e su quello concentrarci utilizzando i soldi che abbiamo a disposizione: dai 250 ai 300 euro al mese». Per esempio, qualche tempo fa il gruppo è riuscito a sostenere una giovane donna madre di una bambina che si era appena separata dal compagno «e non aveva un soldo. Non sapeva come fare per provvedere alle prime necessità. Per due mesi siamo riusciti a farle avere la spesa e a pagare le bollette scadute prima che staccassero le utenze. Nel frattempo è andata a buon fine la procedura per l’assegnazione del reddito di cittadinanza, quindi ora quella donna e la sua bambina possono cavarsela da sole». Ma se non ci fosse stato il gruppo solidale a tamponare l’emergenza che cosa avrebbe fatto quella mamma? O come avrebbe fatto un’altra famiglia, nel lungo periodo di didattica a distanza causa Covid, a pagare la connessione internet per fare studiare i ragazzi? «Per questo ci poniamo degli obiettivi – aggiunge Roberto – non ha molto senso aiutare a pioggia, meglio concentrarsi di volta in volta su un singolo caso e possibilmente risolverlo. Non diamo soldi direttamente alle persone: andiamo noi al supermercato a fare la spesa e la portiamo a casa, oppure alle poste o in banca a pagare le bollette del gas, della luce, dell’acqua. Ci sentiamo utili e sarebbe bello se nascessero altri piccoli gruppi che come il nostro si muovono sottotraccia, così da allargare la rete di soccorso».

Il risvolto più emozionante è il sentimento di riconoscenza che genera questo circuito virtuoso. Chi grazie all’aiuto si rimette in sesto è pronto a restituire ed entra nel gruppo: va dall’altra parte portandosi dietro il ricordo della sofferenza e la gioia che scalda il cuore di fronte a quella mano tesa. Chi è stato aiutato ricambierà con 10-20 euro al mese, piccole somme che tutte insieme possono salvare una vita.



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