Covid, la morte del chirurgo a Sassari: «Al Policlinico regole non rispettate»
Il pm accusa di epidemia colposa tre dirigenti: «L’inosservanza delle norme anticontagio causò la diffusione del virus»
SASSARI. L’inosservanza delle regole anticontagio all’interno del Policlinico Sassarese ai primi di marzo dello scorso anno ebbe due gravi conseguenze, secondo la Procura della Repubblica: la diffusione del virus tra il personale sanitario e i pazienti e una morte, quella del chirurgo Spissu.
Da qui la contestazione – oltre all’omicidio colposo – del reato di epidemia colposa a carico di tre persone ai vertici della struttura di viale Italia: il consigliere delegato Gianni Paolo Argenti, il direttore sanitario Angelo Pietro Melis e il responsabile del servizio di prevenzione e protezione Angelo Capriotti. Secondo il sostituto procuratore Paolo Piras titolare dell’inchiesta, a vario titolo non si sarebbero in sintesi preoccupati di informare e formare i lavoratori sulle misure di protezione adeguate da adottare per non correre il rischio di rimanere contagiati.
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Mentre solo di omicidio colposo – relativamente al decesso di Spissu – è chiamato a rispondere Fiorenzo Delogu, coordinatore dell’unità di crisi dell’Area socio sanitaria. «Siamo in attesa di visionare gli atti – hanno spiegato i suoi avvocati Giovanni Sechi e Silvio Piras – solo quando conosceremo con precisione il contenuto della conclusione delle indagini potremo dire qualcosa in più». Al momento è prematuro avanzare tesi difensive. Di certo c’è l’accusa che il pm Piras mette nero su bianco: «Delogu rifiutò indebitamente l’effettuazione del test molecolare a Spissu», e in questo modo – sempre secondo la Procura – si sarebbe determinato un ritardo nella diagnosi del covid e nella successiva somministrazione delle cure. Un medico molto stimato e benvoluto, Marco Spissu, tanto che la sua morte – avvenuta il 15 aprile dello scorso anno – aveva creato sgomento e dolore in tutta l’isola. E proprio in occasione dell’anniversario della scomparsa, il suo paese d’origine – Giave – gli intitolerà l’ambulatorio medico (dove prima c’era il Banco di Sardegna). Un modo per onorare la memoria di un paesano legato alle sue radici e proprio a Giave, ogni qualvolta gli era possibile, il chirurgo tornava per salutare familiari e amici.
Per quanto riguarda l’epidemia colposa, i carabinieri del Nas e i tecnici dello Spresal hanno lavorato per mesi per verificare se ciascuno, nel rispetto del proprio ruolo, avesse provveduto a fornire adeguate istruzioni sui rischi per la salute e misure idonee per la sicurezza e la salubrità degli ambienti di lavoro.
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