La Nuova Sardegna

Sassari

Il direttore della Arco si difende

di Luca Fiori
Il direttore della Arco si difende

Dal carcere Marco Sircana respinge le accuse della Procura. Domani gli interrogatori davanti al gip

23 aprile 2021
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SASSARI. Respinge con forza le accuse dal carcere di Bancali Marco Sircana, 43 anni di Porto Torres, responsabile della sede sassarese della “Arco Spedizioni”, arrestato mercoledì mattina dalla squadra mobile di Sassari con l’accusa di essere la mente della rapina messa a segno la sera del 7 gennaio scorso da tre malviventi incappucciati e armati di pistola ai danni di un autista della società di corriere espresso, nel piazzale di Predda Niedda.

Dipendente della “Arco Spedizioni” da diversi anni, Sircana si trovava nella sua abitazione di Porto Torres quando il suo collega era stato minacciato dai rapinatori, proprio nel momento in cui stava superando il cancello della ditta dopo aver effettuato un carico presso la filiale che si torva sulla strada vicinale Funtana di lu Coibu. Il direttore era arrivato sul posto quando era stato lanciato l’allarme, ma la sua condotta aveva lasciato perplessi gli inquirenti che l’hanno definita «ostruzionistica».

Domani mattina alle 10.30 il 43enne, difeso dall’avvocato Alessandra Delrio, comparirà davanti al giudice delle indagini preliminari Giuseppe Grotteria e avrà la possibilità di spiegare le sue ragioni. Davanti al gip compariranno anche suo nipote Alessio Concas, 31 anni di Porto Torres (anche lui difeso dall’avvocato Delrio) e il suo amico Stefano Gavino Calvia, difeso dall’avvocato Ivan Cermelli.

Sarebbero stati Concas e Calvia, insieme al figlio 17enne di Sircana, a mettere a segno il colpo ai danni della società che opera nell’ambito delle spedizioni e dispone di cinque sedi operative in Sardegna, ha sede legale a Monza e, oltre che delle merci, si occupa anche del trasporto di denaro e altri oggetti di valore.

La perfetta conoscenza dei luoghi, degli orari e perfino delle modalità operative seguite dall’autista del mezzo da parte dei tre malviventi aveva indirizzato le indagini degli investigatori della squadra mobile, guidati dal dirigente Dario Mongiovì, sulla “pista interna”, ipotizzando che le informazioni di cui disponevano gli autori del reato potesse provenire solo dall’interno dell’azienda.

Durante i tre mesi e mezzo di intercettazioni disposte dal sostituto procuratore Mario Leo, titolare dell’inchiesta per rapina, gli inquirenti avevano raccolto prove sufficienti a convincere il giudice delle indagini preliminari a emettere un’ordinanza di custodia cautelare in carcere per i tre maggiorenni. Secondo quanto accertato nel corso delle indagini della polizia, sarebbe stato il 17enne a impugnare l’arma, mentre Alessio Concas e Stefano Gavino Calvia si sarebbero occupati di rompere un lucchetto di chiusura del rimorchio con una tronchese. Per poi impossessarsi di cinque cassette di sicurezza al cui interno erano custoditi 16mila euro in contati e assegni per un valore di 86mila euro.

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