La Nuova Sardegna

Sassari

Delitto Fara: i pantaloni col sangue, l’incasso in tasca

di Luigi Soriga
Claudio Dettori
Claudio Dettori

Un mese fa l’omicidio a Sassari. Vari elementi accusano Dettori, lui ribadisce: «L’ho trovato morto e ho chiamato i carabinieri»

25 maggio 2021
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SASSARI. È trascorso un mese dall’omicidio del barista Antonio Fara. Il suo presunto assassino, il 24enne sassarese Claudio Dettori, è sempre richiuso in isolamento nel carcere di Bancali. Nonostante il quadro accusatorio nei suoi confronti sia schiacciante, si è sempre proclamato innocente. «Gli volevo bene, sono dispiaciuto per ciò che è accaduto, è una persona che mi ha aiutato in un momento di difficoltà».

Le telecamere. Dettori, la sera del 22 aprile, ovvero il giorno del delitto, si trovava nell’appartamento di via Livorno. I suoi spostamenti sono impressi nelle registrazioni delle telecamere della palazzina. Alle 20 suona il campanello del numero 6, Fara gli apre, il giovane entra dal portoncino principale. Alle 22,20 la videosorveglianza lo riprende mentre esce dall’alloggio, vaga un po’ spaesato, va verso via Rizzeddu, poi torna indietro, infine prosegue nuovamente e sparisce dalla visuale. Dalle immagini Dettori è riconoscibile. Poi alle 22,30 ritorna nell’appartamento con il cappuccio della felpa indossato, e una mascherina. Si arrampica sul cancello del condominio e rompe la telecamera e poi si dilegua verso via Catalocchino. Ma otto minuti più tardi le telecamere riprendono un individuo, che ha un abbigliamento simile a quello di Dettori, ma con i pantaloni che paiono più scuri (forse scarsa risoluzione dei frame), che estrae le chiavi del portoncino dalla tasca, apre ed entra nell’appartamento. Le telecamere immortalano più nessuno che esce dall’abitazione di Fara.

La telefonata. Alle 9.35 al 112 arriva una chiamata. Il cellulare è quello di Dettori: penso ci sia stato un omicidio. Mi trovo in via Livorno 6. C’è qualcuno che bussa con forza e sta tentando di entrare. È il figlioccio di Antonio Fara, che preoccupato dell’assenza dello zio dal turno di lavoro al bar di via Luzzatti, era andato a cercarlo a casa. Visto che Fara non rispondeva, preoccupato cercava di entrare nell’appartamento. Dettori dirà durante il primo interrogatorio: mi sono spaventato e sono scappato.

Le telecamere alle 9.45 lo riprendono mentre esce dalla porta posteriore dell’appartamento, scavalca un muretto, salta, entra nel cortile di un altro palazzo e poi si allontana in via Napoli. In quel tragitto viene ritrovato anche un martello, compatibile con il corpo contundente col quale è stato sferrato il colpo letale alla testa. I Ris hanno individuato anche le impronte delle scarpe Nike che Dettori indossava quella sera.

Il fermo. Per tutta la mattina e per il pomeriggio del 24 aprile di Dettori si perdono le tracce. Ma il giovane non spegne il cellulare, e i carabinieri lo geolocalizzano in via Siglienti, nel quartiere di Carbonazzi. Sono le 21,30, è con due amici, seduto su una panchina, beve birra e fuma una sigaretta. I militari lo arrestano. Indossa dei pantaloni della tuta grigi, con due macchie che sembrano di sangue. L’esito delle analisi sulle tracce ematiche ancora non è stato consegnato. All’interno di un marsupio ci sono 500 euro, che corrispondono circa all’incasso del bar gestito da Fara, mai ritrovato all’interno dell’abitazione di via Livorno. C’è anche un mazzo di chiavi, una delle quali apre la serratura del Cafè di via Luzzatti.

La versione di Dettori. Poche parole, dichiarazioni spontanee davanti al gip. Dice: da due mesi frequentavo la casa di via Livorno. La sera del 22 aprile, mi ha aperto Antonio. Poi lui alle 23,30 è uscito dalla porta del retro, e mi ha lasciato le chiavi di casa. Doveva fare delle commissioni. Ho cenato da solo e poi a mezzanotte sono andato via. Sono rientrato alle 8 e ho trovato il corpo avvolto in un piumone, sangue dappertutto. Poi ho sentito bussare, ho guardato e c’era un uomo. Ho avuto paura, ho chiamato i carabinieri e sono scappato.

Analisi, tracce e reperti. Ci vorrà ancora oltre un mese prima che il medico legale e i tecnici che stanno analizzando i campioni ematici prelevati dai ris sulla scena del delitto e sulla via di fuga, consegnino gli esiti delle perizie. I risultati potrebbero fornire certezze sulla colpevolezza di Claudio Dettori. Il sangue sui pantaloni, l’analisi sul martello ritrovato, sulla padella usata per colpire il barista, e poi le numerose tracce isolate dai Ris sia nell’appartamento che nella via di fuga. Assieme ai vestiti è stata anche rinvenuta una siringa con del siero all’interno. Gli avvocati difensori di Dettori, Marco Salaris e Claudio Mastandrea, attendono anche l’analisi sui cellulari, per ricostruire i dialoghi e i rapporti tra i due. L’imputato, anche durante la detenzione, ha dato segni di dissociazione e squilibrio. È quasi scontata una perizia psichiatrica.

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