Non incendiò l’auto del comandante, scagionato
Porto Torres. Marinaio nei guai perché somigliante al presunto colpevole ripreso da una telecamera
25 maggio 2021
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SASSARI. Nessuna prova avrebbe dimostrato che Gavino Fattacciu, marinaio di 57 anni originario di Carbonia, avesse incendiato il 27 agosto del 2014 l’auto di Mauro Dessì, comandante della motonave “Sara D” (della Delcomar) che si occupa del servizio di trasporto passeggeri da Porto Torres all’Asinara.
Di certo non avrebbero costituito la prova della sua colpevolezza i fotogrammi di una telecamera presente in una stazione di servizio (vicina al luogo dell’incendio) che aveva immortalato – quella stessa notte – una persona intenta a riempire due bottiglie di benzina. Un individuo che qualcuno aveva sostenuto fosse proprio Fattacciu.
Ma nel processo l’avvocato difensore Patrizia Marcori ha evidenziato tutte le incongruenze delle accuse. A partire dal fatto che il suo assistito, incensurato, non avrebbe avuto alcun interesse a distruggere la macchina del suo capo considerato che i due andavano d’accordo e tra loro non c’era stato mai uno screzio che potesse anche solo parzialmente “giustificare” un gesto simile. E in ogni caso, se anche la persona inquadrata dalla telecamera del distributore fosse stata realmente Gavino Fattacciu, questo non significava che quelle bottiglie di benzina gli servissero per appiccare il rogo (che aveva danneggiato anche un’altra vettura).
Quella notte di agosto, alle 4.30, nessuno aveva visto e le indagini si erano basate sulle informazioni ricevute da una fonte anonima che aveva fatto riferimento a quelle registrazioni. In udienza è stata prodotta anche la testimonianza di un capitano d’armamento della Delcomar che aveva fornito nuovi e alternativi spunti investigativi spiegando che episodi simili contro il comandante si erano già verificati in precedenza e aveva persino fatto nomi e cognomi di persone che non avevano avuto belle parole nei confronti del comandante Dessì. Tutte circostanze che hanno convinto il giudice ad accogliere la richiesta di assoluzione con formula ampia presentata dall’avvocato Marcori. (na.co.)
Di certo non avrebbero costituito la prova della sua colpevolezza i fotogrammi di una telecamera presente in una stazione di servizio (vicina al luogo dell’incendio) che aveva immortalato – quella stessa notte – una persona intenta a riempire due bottiglie di benzina. Un individuo che qualcuno aveva sostenuto fosse proprio Fattacciu.
Ma nel processo l’avvocato difensore Patrizia Marcori ha evidenziato tutte le incongruenze delle accuse. A partire dal fatto che il suo assistito, incensurato, non avrebbe avuto alcun interesse a distruggere la macchina del suo capo considerato che i due andavano d’accordo e tra loro non c’era stato mai uno screzio che potesse anche solo parzialmente “giustificare” un gesto simile. E in ogni caso, se anche la persona inquadrata dalla telecamera del distributore fosse stata realmente Gavino Fattacciu, questo non significava che quelle bottiglie di benzina gli servissero per appiccare il rogo (che aveva danneggiato anche un’altra vettura).
Quella notte di agosto, alle 4.30, nessuno aveva visto e le indagini si erano basate sulle informazioni ricevute da una fonte anonima che aveva fatto riferimento a quelle registrazioni. In udienza è stata prodotta anche la testimonianza di un capitano d’armamento della Delcomar che aveva fornito nuovi e alternativi spunti investigativi spiegando che episodi simili contro il comandante si erano già verificati in precedenza e aveva persino fatto nomi e cognomi di persone che non avevano avuto belle parole nei confronti del comandante Dessì. Tutte circostanze che hanno convinto il giudice ad accogliere la richiesta di assoluzione con formula ampia presentata dall’avvocato Marcori. (na.co.)
