Morì ai bastioni, 3 condannati e 4 assolti
di Nadia Cossu
Alghero, 71enne cadde sulle rocce per il cedimento di una ringhiera. Imputati dirigenti del Comune e della società in house
28 maggio 2021
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SASSARI. Tre condanne e quattro assoluzioni per la tragedia avvenuta a marzo del 2014 ai bastioni di Alghero, tra la Torre di Sulis e la Torre dei cani. Quel giorno di primavera Domenico Nurra, pensionato di 71 anni, precipitò sulle rocce da un’altezza di sei metri dopo il cedimento di una balaustra.
La sentenza è stata emessa ieri mattina dal giudice Mauro Pusceddu a conclusione del processo per omicidio colposo. Quattro dirigenti del Comune di Alghero – Guido Calzia (difeso dall’avvocato Edoardo Morette), Gian Marco Saba e Giovanni Spanedda (entrambi assistiti dall’avvocato Nicola Satta) e Antonio Maria Era (difeso da Maria Cristina Floris) – sono stati tutti assolti. Sono stati invece condannati a un anno Luigi Altea, ingegnere e presidente all’epoca dei fatti della società partecipata AlgheroInHouse (difeso dall’avvocato Franco Luigi Satta) e a sei mesi ciascuno Gennaro Monte (assistito da Danilo Mattana) e Antonio Ferro (difeso dall’avvocato Antonello Pais), entrambi consiglieri di amministrazione, per un periodo, della stessa società partecipata.
Il giudice ha anche disposto la trasmissione degli atti al pm perché valuti la posizione di altre tre persone della AlgheroInHouse (che non erano mai state indagate) perché vengano accertate eventuali implicazioni nella morte di Nurra.
Lo scorso gennaio – al termine della requisitoria nella quale aveva in particolare evidenziato la scarsa manutenzione delle ringhiere e la responsabilità degli imputati per non aver provveduto a intervenire e vigilare – il pubblico ministero Mario Leo aveva chiesto la condanna per tutti ma con la determinazione di pena rimessa alla decisione del giudice. Non aveva quindi quantificato la condanna lasciando che fosse Pusceddu a infliggere la pena più congrua.
La morte di Domenico Nurra aveva scosso l’intera città e gli attestati di partecipazione al dolore della famiglia in quei giorni erano arrivati da più parti. L’uomo, caporeparto della Sella&Mosca in pensione da due anni, era infatti molto conosciuto e stimato ad Alghero anche per la sua attività di volontario nella confraternita della Misericordia. Quel pomeriggio di sette anni fa era caduto a testa in giù sulle rocce davanti agli occhi della moglie e di alcuni amici. Stavano andando tutti in chiesa, qualcuno aveva proposto di fermarsi ai bastioni per godersi un attimo di relax. Le donne si erano sedute sulle panchine, mentre gli uomini si erano avvicinati alle ringhiere. Domenico Nurra si era seduto sul gradino dando le spalle al mare e ruotando la mano sinistra aveva cercato appoggio su uno dei tre ferri di protezione, ma la ringhiera si era staccata trascinandosi dietro anche il pensionato.
©RIPRODUZIONE RISERVATA
La sentenza è stata emessa ieri mattina dal giudice Mauro Pusceddu a conclusione del processo per omicidio colposo. Quattro dirigenti del Comune di Alghero – Guido Calzia (difeso dall’avvocato Edoardo Morette), Gian Marco Saba e Giovanni Spanedda (entrambi assistiti dall’avvocato Nicola Satta) e Antonio Maria Era (difeso da Maria Cristina Floris) – sono stati tutti assolti. Sono stati invece condannati a un anno Luigi Altea, ingegnere e presidente all’epoca dei fatti della società partecipata AlgheroInHouse (difeso dall’avvocato Franco Luigi Satta) e a sei mesi ciascuno Gennaro Monte (assistito da Danilo Mattana) e Antonio Ferro (difeso dall’avvocato Antonello Pais), entrambi consiglieri di amministrazione, per un periodo, della stessa società partecipata.
Il giudice ha anche disposto la trasmissione degli atti al pm perché valuti la posizione di altre tre persone della AlgheroInHouse (che non erano mai state indagate) perché vengano accertate eventuali implicazioni nella morte di Nurra.
Lo scorso gennaio – al termine della requisitoria nella quale aveva in particolare evidenziato la scarsa manutenzione delle ringhiere e la responsabilità degli imputati per non aver provveduto a intervenire e vigilare – il pubblico ministero Mario Leo aveva chiesto la condanna per tutti ma con la determinazione di pena rimessa alla decisione del giudice. Non aveva quindi quantificato la condanna lasciando che fosse Pusceddu a infliggere la pena più congrua.
La morte di Domenico Nurra aveva scosso l’intera città e gli attestati di partecipazione al dolore della famiglia in quei giorni erano arrivati da più parti. L’uomo, caporeparto della Sella&Mosca in pensione da due anni, era infatti molto conosciuto e stimato ad Alghero anche per la sua attività di volontario nella confraternita della Misericordia. Quel pomeriggio di sette anni fa era caduto a testa in giù sulle rocce davanti agli occhi della moglie e di alcuni amici. Stavano andando tutti in chiesa, qualcuno aveva proposto di fermarsi ai bastioni per godersi un attimo di relax. Le donne si erano sedute sulle panchine, mentre gli uomini si erano avvicinati alle ringhiere. Domenico Nurra si era seduto sul gradino dando le spalle al mare e ruotando la mano sinistra aveva cercato appoggio su uno dei tre ferri di protezione, ma la ringhiera si era staccata trascinandosi dietro anche il pensionato.
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