La Nuova Sardegna

SASSARI. La riconversione dell’Aou verso un’assistenza meno improntata al Covid stenta a concretizzarsi. Sul versante trasferimenti ancora nessuna novità “operativa”. Il piano di spostare la Patologia medica è sempre valido, ma l'ufficio tecnico è impegnato anche su altri progetti. Si sta valutando ad esempio la chiusura della nuova Terapia intensiva da 30 posti (che è accreditata per funzioni Covid ma non per il resto) e adeguarla per il funzionamento ordinario (con riduzione a 23 letti). Si parla di una struttura dalla grande capienza, aperta durante la terza ondata, che ha lavorato in media con 12, massimo 15 pazienti. Assorbendo però tante risorse, anche sotto il profilo del personale, e costringendo l’Aou a sacrificare altri versanti dell’assistenza. Le chirurgie delle Cliniche, giusto per fare un esempio, hanno accumulato ritardi gravissimi (diversi i casi di pazienti diventati inoperabili in attesa di intervento). Per recuperare il tempo perso e rimettere a regime l’ordinario, occorrerebbero grandi manovre, non soluzioni tampone. Invece l’idea è di dare impulso all’attività chirurgica delle Cliniche riaprendo la terapia intensiva postoperatoria, che ha 9 letti ma ne vengono usati appena 3, con il risultato di essere saturata in un paio di giorni. In casi di urgenza, spesso non vengono utilizzati i letti accreditati della Terapia intensiva del Clemente, e i pazienti vengono dirottati sulla Rianimazione del civile, che in svariate occasioni è andata in overbooking. Ha dovuto ospitare anche 19 malati su 15 letti: in una terapia intensiva equivale ad allestire postazioni di fortuna posizionando un letto tra altri due, condividendo le fonti ossigeno o usando postazioni "ufficialmente"inesistenti in termini di degenza. Insomma questa fase di lieve pressione sanitaria, dovrebbe essere l’occasione per riorganizzare i servizi e riottimizzare l’assistenza. L’alibi del covid tra poco non reggerà più. (lu.so.)