La Nuova Sardegna

Sassari

L’Aou resta come in zona rossa

di Luigi Soriga
L’Aou resta come in zona rossa

Nessuna visita consentita ai parenti dei ricoverati, salvo rare eccezioni per i casi in fin di vita

03 giugno 2021
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SASSARI. Siamo in zona bianca, tranne che in Aou. Nonostante i contagi siano ridotti ai minimi termini, i ricoverati per Covid siano meno di una decina, le strutture sanitarie restano tuttora blindate come se ci fosse la zona rossa. In pratica l’ospedale Santissima Annunziata e le Cliniche continuano ad essere ostaggio del coronavirus. Questo significa: niente visite per i pazienti, o solo per rare eccezioni, come per i casi terminali.

La conferma delle restrizioni immutate arriva anche dalla direzione aziendale: «Restano al momento invariate le regole di accesso alle strutture ospedaliere da parte dei familiari dei pazienti ricoverati. Quindi, non è ancora consentito il loro ingresso nei reparti. – spiegano i vertici dell’Aou – Sino a quando la percentuale di vaccinati non salirà significativamente, continua a essere troppo elevato il rischio per pazienti e operatori».

Rimangono ancora valide, così, le modalità attraverso le quali i parenti possono contattare i reparti per avere informazioni sui loro cari.

Le regole sono disponibili e consultabili nella home page del sito web dell'Aou di Sassari, cliccando sul banner "Familiari ricoverati: come contattare i reparti".

Per il momento, in mancanza di aggiornamenti da parte dei vertici aziendali, sono ancora i primari a gestire l’accesso ai propri reparti. E lo fanno ancora privilegiando la massima tutela, e valutando caso per caso. Generalmente i contatti con i parenti vengono consentiti solo su prenotazione e al di fuori dei reparti. Magari in una sala d’attesa esterna, o nel corridoio davanti alla porta di ingresso. Se invece i pazienti sono allettati e non sono in grado di spostarsi autonomamente, vengono accompagnati con la sedia a rotelle o con lo stesso letto vicino alla porta. Altre volte le comunicazioni, come avveniva proprio durante le fasi della pandemia, i dirigenti parlano con i familiari dei pazienti al telefono. Non sempre il dialogo è semplice e automatico, perché talvolta chiamano più familiari, e spesso è necessario ottenere firme e consensi. Insomma, il povero ottantenne che ha la sfortuna di essere ricoverato in questo periodo trascorrerà giornate ancora più pesanti per il senso di solitudine. Non esiste inoltre alcun tipo di corsia preferenziale per i parenti già vaccinati, coperti anche con la seconda dose.

In alcuni reparti come la Pediatria, invece, è stato sempre consentito l'accesso di un familiare che accompagna e resta assieme al minore per tutto il tempo del ricovero. In questo caso è sempre stato effettuato un tampone molecolare prima del ricovero.

Di recente, inoltre, in Ostetricia e Ginecologia, con il progetto "bracciale mamma-bebè-partner" è consentito l'ingresso del partner della futura o neo mamma.

Il progetto consente alla persona indicata dalla donna la partecipazione alle cure del bambino sin da subito. Il partner può avere la possibilità di rimanere con la donna durante il travaglio e il parto e nei tre giorni di puerperio. Trattandosi di nascite, però, è doveroso garantire la massima sicurezza anche ai neonati ed evitare quindi possibili casi di contagio da Sars Cov-2. Ecco perché, oltre alle future mamme, in questo caso l’Azienda ospedaliero universitaria sottopone a tampone anche il partner che accede al reparto.

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