La Nuova Sardegna

Sassari

Delitto Fara: i filmati incastrano Dettori

di Luigi Soriga
Delitto Fara: i filmati incastrano Dettori

Per i giudici del Riesame la sequenza ripresa dalle telecamere non lascia dubbi sulla colpevolezza del venticinquenne

12 giugno 2021
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SASSARI. I filmati per i giudici non lasciano spazio a dubbi. Ciò che non si vede è il momento in cui Claudio Dettori si accanisce su Antonio Fara, tenta di strangolarlo e poi lo finisce a colpi di padella e con una martellata sulla testa. Per il resto le telecamere del palazzo immortalano e raccontano per filo e per segno i movimenti dell’assassino. Che entra in casa, poi esce, poi rientra, e la mattina, a delitto avvenuto, scappa dal retro scavalcando i muri e attraversando i cortili dei palazzi. I giudici hanno condiviso totalmente il quadro accusatorio formulato dal Gip, e le motivazioni della sentenza non lasciano spazio a qualsiasi ipotesi di scarcerazione. Il tribunale del riesame ha respinto la richiesta di revoca delle misure cautelari in carcere presentata dagli avvocati difensori Marco Salaris e Claudio Mastandrea. Inconsistente la tesi che le immagini del circuito di videosorveglianza non fossero sufficientemente nitide da rendere identificabile Claudio Dettori. E anche la versione resa spontaneamente dal presunto omicida in fase di interrogatorio, dove respingeva ogni accusa e sosteneva di essere andato via la notte dalla casa di via Livorno per farci ritorno la mattina e trovare il cadavere del barista, per i giudici è del tutto incongruente con i riscontri oggettivi. Troppi indizi inequivocabili condurrebbero verso la colpevolezza. E i giudici del riesame, nelle motivazioni della sentenza, li ripercorrono con puntualità.

La mattina del 23 aprile successiva all’omicidio, alle 9,30 «Claudio Dettori era all’interno dell’abitazione di Fara, del quale era ospite, quando il figlioccio della vittima ha preso a bussare con forza alla porta di ingresso, preoccupato che lo zio non si fosse presentato al lavoro nel bar di via Luzzati». Dettori a quel punto chiama i carabinieri, presentandosi con nome e cognome, e chiedendo l’immediato intervento: «Penso che ci sia un omicidio, qualcuno da fuori tenta di aprire la porta con violenza, ho paura». Dettori scappa passando da cortile retrostante, e viene ripreso dalle telecamere mentre si allontana in via Napoli dopo aver scavalcato un muro passando nei palazzi adiacenti. Arrivano i carabinieri, avvisati anche dal figlioccio di Fara, e all’interno dell’alloggio di via Livorno trovano il barista avvolto in un piumone sporco di sangue, con vicina un busta di cellophane con tracce ematiche. A poca distanza un secchio con il Mocio Vileda, pavimento ancora bagnato e forte odore di candeggina, lavabo con coltelli appena puliti. L’assassino aveva tentato maldestramente di cancellare ogni traccia ed era stato interrotto dall’arrivo del figlioccio di Fara.

I giudici poi sottolineano come la scansione delle riprese delle telecamere, e gli spostamenti di Dettori siano del tutto compatibili con la tempistica del delitto: alle 19.58 suona il campanello, Fara (che quindi è ancora vivo) gli apre la porta. Alle 22,23 Dettori esce, è disorientato, cambia più volte direzione. Alle 22,29 torna e distrugge la telecamera di sorveglianza, dodiché rientra nell’appartamento utilizzando le chiavi. Poi non esce più dall’abitazione sino alle 9,44 del mattino successivo, dopo aver chiamato il 122, aver scavalcato i tetti delle case circostanti ed essersi dileguato camminando a passo svelto in via Napoli. Dopodiché non risponde più al telefono e i militari lo geolocalizzano nel quartiere di Carbonazzi e lì lo fermano. Indossa dei pantaloni sporchi di sangue nella tibia e nella caviglia. Ha in tasca delle chiavi che apriranno l’ingresso del bar di via Luzzati. Ha con sè 400 euro, la somma equivalente all’incasso del bar.

La versione dei fatti raccontata al magistrato da Dettori, secondo i giudici non sta in piedi: «Fara è uscito di casa alle 23,30 per fare delle commissioni, mi ha lasciato solo affidandomi le chiavi. Anche io sono uscito verso mezzanotte e sono rientrato tra le 7 o le 8 del mattino. Ho trovato il cadavere, ho sentito qualcuno bussare, ho guardato dallo spioncino, ho visto un uomo, mi sono spaventato ho chiamato i carabinieri e poi sono scappato».

Una ricostruzione smentita dalle sequenze delle telecamere, che non inquadrano assolutamente Fara uscire dall’appartamento dopo le 19,58, momento in cui Dettori entra nell’alloggio di via Livorno.

«Dettori non ha spiegato nemmeno cosa abbia fatto dalle 7 alle 9.44, quando è uscito dal retro, e perché non abbia chiamato subito i carabinieri quando, secondo la sua versione, si è accorto che il padrone di casa era stato ucciso e il pavimento era pieno di sangue, e perché abbia avuto cura di lavare per terra con prodotti chimici, visto che i militari hanno notato segni di un lavaggio recente e un odore persistente di varechina».

Ora si attendono i riscontri delle perizie sui cellulari e le analisi delle tracce ematiche sui vestiti e nell’appartamento, oltre alle impronte rilevate dai ris nella via di fuga.

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