La Nuova Sardegna

Sassari

Saluto fascista, 22 imputati assolti

di Nadia Cossu
Saluto fascista, 22 imputati assolti

Per il giudice non commisero un reato quando nel 2018 sollevarono il braccio destro davanti al feretro

09 luglio 2021
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SASSARI. Tutti assolti perché il fatto non sussiste, perché cioè quel saluto con il braccio destro sollevato davanti al feretro del professor Giampiero Todini, nel giorno del suo funerale, per il giudice Sergio De Luca non è un reato. Nessuna apologia del fascismo, né violazione della legge Scelba che all’articolo 5 punisce «chiunque con parole, gesti o in qualunque altro modo compie pubblicamente manifestazioni usuali al disciolto partito fascista».

Si è chiuso ieri pomeriggio con questo verdetto il processo di primo grado a carico di ventidue esponenti di CasaPound Italia (tra cui il figlio del professore defunto) per i quali era stata chiesta la condanna a due mesi di reclusione e a duecento euro di multa. Chiamati dal procuratore Gianni Caria e dal sostituto Paolo Piras a rispondere di quel saluto «in schieramento e con ordini militari» fatto davanti alla bara di Todini (docente di Storia del diritto italiano all’Università di Sassari), il 2 settembre del 2018 nel sagrato della chiesa di San Giuseppe, a Sassari.

In quell’occasione i “camerati” alzarono il braccio destro rispondendo “Presente” al richiamo “Camerata Giampiero Todini”. Un gesto considerato dalla Procura di Sassari «manifestazione usuale al disciolto partito fascista». E quindi un reato. Nella loro condotta fu individuato un “pericolo concreto” di riorganizzazione del partito del Duce. Oltre al saluto «coprirono la bara con la bandiera della Repubblica di Salò – scriveva la Procura – e filmarono la manifestazione diffondendola successivamente sul web».

Bisognerà attendere novanta giorni per conoscere le motivazioni della sentenza ma il giudice potrebbe aver condiviso la tesi difensiva degli avvocati Agostinangelo Marras, Antonio Mereu, Pierluigi Olivieri e Bachisio Basoli: «Fu una cerimonia commemorativa». Lo stesso Luigi Todini, figlio del defunto, si era difeso così davanti al giudice De Luca: «Ho solo voluto commemorare mio padre esaudendo un desiderio che aveva espresso prima di morire, ossia quello di essere ricordato con la “chiamata del presente”».

«Quella del professore – aveva spiegato l’avvocato Mereu – fu una richiesta genuina, perché in quei momenti non si mente, non si fa propaganda. Ciò che accadde il giorno del funerale ebbe una durata brevissima e la manifestazione del pensiero, ancorché figlia di un’epoca storica buia, non può costituire un reato».

«Una cerimonia inidonea a creare presupposti di pericolo concreto – ha detto l’avvocato Agostinangelo Marras – Pensare che la tenuta del nostro stato democratico possa esser stata messa a rischio da quella brevissima manifestazione è fuori da ogni logica».

Per il pm Piras, invece, la durata dell’evento sarebbe un aspetto relativo e lo ha ribadito ieri nelle repliche. Anche se la finalità «era certamente commemorativa la pubblicazione del video del saluto fascista sui social innescò una dinamica di diffusione non più controllabile». Un rischio di cui gli imputati avrebbero obbligatoriamente dovuto tener conto.

Video che suscitò un grande clamore mediatico anche a livello nazionale. Luigi Todini lo aveva pubblicato nella sua bacheca Facebook ma lo aveva rimosso quasi subito. Venne però rilanciato dalla consigliera comunale Lalla Careddu, e a quel punto partirono denunce ed esposti del mondo politico.

«Attendiamo le motivazioni – il commento del pm Piras – e poi valuteremo come procedere, certi di aver dedicato a questo caso la dovuta e necessaria attenzione. Che continueremo a mantenere». Non è dunque escluso che la Procura possa decidere di appellare la sentenza.

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