La Nuova Sardegna

Sassari

Sassari, seimila famiglie alla fame per colpa della pandemia

di Giovanni Bua
Sassari, seimila famiglie alla fame per colpa della pandemia

Impressionanti dati dei Servizi Sociali che hanno erogato 2 milioni di aiuti. Molti hanno chiesto una mano per la prima volta, e mancano tanti invisibili

26 luglio 2021
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SASSARI. Seimila famiglie in ginocchio per la pandemia. Per la maggior parte sconosciute ai Servizi Sociali ma che solo grazie all’aiuto degli uffici comunali, e all’incredibile rete di solidarietà che tramite loro si è messa in moto, sono riuscite a trovare un aiuto per andare avanti. Sono impressionanti i numeri relativi al 2020 forniti dal settore di Palazzo Ducale che più di tutti ha combattuto in prima linea la guerra al virus. Una guerra lunga e ancora in corso, il cui dirompente esordio è ben raccontato dalla mole delle pratiche di “pronto intervento” dei Servizi Sociali: 3094 nuclei familiari hanno dovuto chiedere aiuto per mangiare, tramite i buoni spesa. Oltre 6800 hanno chiesto 800 euro netti bimestrali che la Regione aveva assegnato ai nuclei familiari con reddito inferiore agli 800 euro, e 5937 lo hanno ricevuto. Il tutto con un impego straordinario di risorse di quasi 2 milioni di euro, che il Settore,, retto dall’assessore Antonello Sassu, ha recuperato da fondi ministeriali e regionali e da risorse proprie, e ha canalizzato in tutti i modi per fornire, in maniera più veloce ed efficace possibile, aiuto.

La situazione emergenziale dovuta alla pandemia ha inciso anche su altri servizi e progetti del Settore che per le modalità di svolgimento e le tipologie di attività hanno avuto difficoltà nel garantire l’offerta dei servizi. In particolare l’emergenza ha di fatto bloccato le attività di assistenza domiciliare agli anziani che da marzo a settembre 2020 hanno subìto diverse interruzioni per la gestione del pericolo contagi e contemporaneamente hanno visto un aumento delle attivazioni d’urgenza dovute al crescere dei bisogni assistenziali di persone non in lista. Aumentato poi il numero complessivo di donne che non hanno avuto accesso alla Casa Protetta, poiché non potendo procedere con le dimissioni delle ospiti in accoglienza non si sono potuti effettuare nuovi ingressi. E crollato il numero di ore settimanali dedicate a consulenza e incontri protetti dello Spazio Neutro.

Anche i progetti di sostegno allo studio a favore degli alunni a rischio di dispersione scolastica hanno subìto uno stop forzato: non si è potuto attivare nessun progetto con le attività di supporto agli alunni perché tali attività ogni anno vengono avviate proprio dal mese di marzo che ha coinciso con le limitazioni all’attività scolastica.

La chiusura delle scuole nel periodo marzo-aprile per l’emergenza Covid-19, ha impedito di raggiungere anche il numero di ore previsto di assistenza scolastica agli alunni disabili: su 40.827 ore previste da marzo a giugno, ne sono state effettivamente svolte solo 14.585.

Allo stesso tempo il Settore è riuscito a garantire la qualità e i livelli prestabiliti delle prestazioni per numerosi servizi. Per Reddito di Inclusione Sociale e di Cittadinanza sono stati elaborati tutti i Patti per l’Inclusione Sociale, sono stati predisposti 1850 piani personalizzati per la legge 162/98 per persone con grave disabilità, sperimentate modalità di tirocini formativi finalizzati a inserimenti lavorativi a favore di giovani e persone prive di adeguate reti familiari, o in disagio sociale attraverso la realizzazione di 70 progetti di tirocinio, nell’ambito di programmi come Carpe Diem e Includis, sono stati portati a termine, anche se anticipatamente, i progetti di animazione al Centro Poliss, in collaborazione con il Centro Giovani piazza Santa Caterina, si sono svolte con continuità le azioni progettuali a favore di persone non autosufficienti e disabili attraverso le iniziative finanziate dal progetto Inpdap “Home Care Premium” e la sperimentazione di misure di prevenzione in favore degli anziani fragili.



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