La Nuova Sardegna

Sassari

Una donna trapiantata: «Io, rinata grazie a voi sardi»

di Andrea Massidda
Marilena Gerardi
Marilena Gerardi

Una sessantenne di Sabaudia vorrebbe incontrare i familiari di chi tre anni fa le ha donato gli organi

02 agosto 2021
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SASSARI. La Sardegna in qualche modo le ha ridato la vita. E lei, ora che l’isola è in grave sofferenza per gli incendi che ne stanno quotidianamente devastando il paesaggio, sente il bisogno di ricambiare il regalo portando al popolo che abita questa terra solidarietà e tanta tanta energia positiva. Tutta quella che Marilena Gerardi, 60 anni, di Sabaudia, in provincia di Latina, ha accumulato dal 31 luglio del 2018, quando uscì in barella dalla sala operatoria del policlinico di Tor Vergata, a Roma, dopo un trapianto di reni perfettamente riuscito. Trapianto che l’aveva appunto fatta rinascere.

«Ovviamente non conosco l’identità del donatore – rivela – ma prima dell’intervento, cioè quando i medici mi informavano nel dettaglio di ciò che avrei dovuto affrontare, ho percepito da uno scambio di battute tra il personale sanitario che l’elicottero con gli organi destinati a me stava per arrivare proprio dalla Sardegna. In questi tre anni – continua – mi sono tenuta dentro a fatica un’immensa gratitudine che, adesso, con l’isola sempre al centro delle cronache per via dei roghi, non riesco più trattenere: in altre parole, attraverso il quotidiano La Nuova voglio provare a lanciare una sorta di messaggio in bottiglia nella speranza che i familiari del donatore possano riconoscersi nelle date della mia vicenda e abbiano voglia di incontrarmi. Non solo desidero esprimere loro la mia infinita gratitudine, ma ho davvero moltissime cose da dire».

E in effetti – come quasi sempre accade nei casi di trapianti, dove dietro una ritrovata felicità da una parte c’è inevitabilmente una grande sofferenza dall’altra – Marilena alla famiglia del suo ignoto donatore ha davvero molte cose da raccontare. A cominciare da una tragedia personale. «Il 1993 – ricorda – per me è stato un anno tremendo: nel giro di pochi giorni persi mio fratello in un bruttissimo incidente stradale; e quando ancora non avevo nemmeno iniziato a elaborare il lutto, scoprii di essere affetta da una malattia autoimmune che nel tempo mi avrebbe completamente deteriorato i reni». Due dolori straordinariamente forti arrivati quasi contemporaneamente e che tuttavia non le hanno impedito di svolgere per vent’anni la professione di avvocato matrimonialista. «Avevo scelto di fare la dialisi a casa – precisa Marilena –, nessuno ha mai saputo della mia malattia. Mi sono portata sopra la testa questa spada di Damocle sino a quando, ritrovandomi con tutti i valori renali sballati, il mio medico mi disse chiaramente che dovevo per forza mettermi in lista per un trapianto. Cosa che feci. Dopo quattro mesi arrivò all’improvviso il mio turno e ora posso dire di essere davvero rinata grazie al gesto del mio donatore, che peraltro ho sempre immaginato come il mio fratello prematuramente scomparso».

Ma cosa farebbe Marilena se davvero riuscisse a incontrare i familiari del donatore? «Non ho dubbi – dice –, per prima cosa li abbraccerei forte, tenendoli così stretti da fargli sentire tutta l’energia del loro caro che ora è dentro di me. Non smetterò mai di essere grata a questa famiglia».
 

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