La Nuova Sardegna

Sassari

Il cantiere senza fine del Terminal crociere

di Gavino Masia
Il cantiere senza fine del Terminal crociere

Nessuna traccia degli interventi assicurati dalla ditta Lakit entro il 31 luglio 2021 La tensostruttura era stata pensata per l’accoglienza dei turisti a bordo delle navi

03 agosto 2021
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PORTO TORRES. Il cantiere del terminal crociere è rimasto chiuso anche nei mesi estivi e non si è vista nessuna traccia degli interventi di completamento assicurati dalla ditta Lakit entro il 31 luglio 2021. Una settimana fa sono arrivati alla chetichella cinque idraulici per posizionare gli apparecchi igienico sanitari e dopo Ferragosto, a quanto pare, dovrebbero essere montate le porte interne e portate avanti diverse opere di finitura. Interventi minimi che sono stati effettuati provvisoriamente e che dovranno quindi essere terminati ben al di là del crono programma iniziale stabilito dalla stessa Lakit srl. Una incompiuta portuale che sta continuando a diventare un monumento allo spreco di soldi pubblici, dunque, dopo la sentenza della Cassazione che nei mesi scorsi aveva disposto la confisca definitiva dell’intero capitale sociale e del patrimonio della società che aveva vinto la gara d’appalto per la costruzione del terminal crociere di Porto Torres. Per conoscere lo stato dell’arte dei lavori della Tensostruttura, dopo anni di silenzi, c’è voluta l’interrogazione alla Regione del consigliere regionale dei Progressisti, Gian Franco Satta. Quel documento ha consentito l’intervento del ministero delle Infrastrutture e della mobilità sostenibile, per mezzo del Provveditorato interregionale per le opere pubbliche, con la descrizione delle ultime vicende giudiziarie legate all’impresa aggiudicataria dei lavori e sulla sua posizione giuridica. Il 27 maggio scorso l’amministratore della società Lakit aveva però comunicato l’intendimento di portare a conclusione i lavori entro il mese di luglio, ma come al solito si sono dilatati i tempi, e anche i dubbi di sempre per quella struttura portuale finanziata tanti anni fa dal governo Berlusconi.

Lo scalo portotorrese ha assunto nel tempo valore internazionale grazie all’incremento dei traffici marittimi con le rotte europee e delle merci che arrivano nelle banchine del porto commerciale. Il terminal era stato pensato in quella posizione per consentire di sfruttare l’accoglienza dei passeggeri in transito e dei turisti che sbarcano e imbarcano dalle navi. Molto vicino al centro cittadino e con una viabilità di collegamento abbastanza snella verso le altre località turistiche del golfo dell’Asinara. Il fallimento dell’azienda costruttrice, i controlli delle fiamme gialle sul filone romano e il disinteresse totale della politica (due ministri della Repubblica e un sottosegretario hanno visitato ufficialmente il porto) hanno generato un ritardo abissale nel completamento dell’opera portuale. Ora si va avanti a tentoni, con un cantiere sempre chiuso e un cumulo di rifiuti nella parte esterna che divide i muri di sostegno dal marciapiede. Una situazione di provvisorietà che dovrebbe preoccupare anche la politica locale, comunque, visto che ogni partito o movimento, nel suo programma di governo considera il porto turritano come il volano dell’economia cittadina e di quella territoriale del nord-ovest Sardegna.

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