La Nuova Sardegna

Sassari

Il tesoro di San Lorenzo «Scoperte inestimabili»

di Giovanni Bua
Il tesoro di San Lorenzo «Scoperte inestimabili»

Proseguono i rilievi archeologici nel terreno che doveva ospitare il campus Ersu Trovati importanti resti di epoca romanica e di età fenicio-punica e nuragica

05 agosto 2021
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SASSARI. Mentre Ersu, Comune e Università si interrogano sulla nuova collocazione del campus studentesco, con il rettore Mariotti che ha formalizzato nei giorni scorsi la proposta dell’ex Brefotrofio, c’è un altro problema da risolvere, o meglio un’enorme opportunità da cogliere, la messa in sicurezza e successiva valorizzazione dell’area di San Lorenzo. Due ettari e mezzo dove il campus Ersu doveva sorgere in origine, con i lavori bloccati (e di fatto cancellati) dopo gli eccezionali ritrovamenti, che promettono di cambiare la storia dell’Isola, che potrebbero diventare un eccezionale cantiere archeologico e, in seguito, una preziosa risorsa turistica. Resti di età romana imperiale e repubblicana, al di sotto dei quali sono stati rinvenuti materiali pertinenti all’età fenicio-punica e nuragica, con la possibilità concreta che nell’area ricada la mansio Ad Herculem citata dalle fonti e localizzata da alcuni studiosi, tra i quali Daniela Rovina, proprio nell’areale di San Lorenzo a Sassari.

Tutto venuto a galla grazie a indagini certosine, iniziate a giugno 2020 e concluse a maggio 2021, con la direzione dei lavori è a cura di Antonella Virdis dell'Ersu, la direzione scientifica della Soprintendenza, con l’archeologa Nadia Canu e il coordinamento operativo delle attività sul campo dell'archeologa Maria Antonietta Tadeu. Indagini concordate tra Ersu e il soprintendente Bruno Billeci dopo l'esito positivo della “verifica preventiva di interesse archeologico”, una procedura che riguarda tutti i lavori pubblici che prevedano attività di scavo, e che consiste nella verifica di tutta la documentazione disponibile per stabilire se i lavori in progetto possono avere interferenze con beni archeologici ancora sepolti.

Nel caso di San Lorenzo i ritrovamenti succedutisi nel corso dei decenni sono stati numerosi, specie durante le fasi di realizzazione del complesso dell'Orto Botanico e degli Uffici Giudiziari: «da qui si dipartiva uno dei rami dell'acquedotto romano che dall'area di Sassari, e in questo caso dalle fonte delle Conce, portava l'acqua alla più importante città romana del nord Sardegna, Turris Libisonis (Porto Torres) – sottolinea la relazione della Soprintendenza –. Nel corso delle precedenti indagini, condotte a partire dagli anni ‘70, erano state rilevate un complesso di canalizzazioni, vasche e cisterne impiantate in età romana e ancora oggi in parte utilizzate, strutture murarie di non chiara interpretazione, tra cui una absidata con pavimentazione in cocciopesto, forse da identificare con la chiesa di San Lorenzo, tombe di età romana e tardo antica, e abbondanti materiali archeologici che testimoniano una massiccia presenza umana a partire dall'età romana».

Per questo motivo, nell'ambito dei lavori dello studentato, si è deciso di eseguire 5 saggi archeologici, dell'ampiezza di 100 mq ciascuno. In questo momento le indagini, ancora in corso, si stanno concentrando sul saggio 4, che ha riportato alla luce abbondanti materiali archeologici. Nel corso dell’autunno 2020 si è proceduto con l’analisi dell’area tramite georadar, individuando anomalie diffuse su tutta l’area indagata. È stato quindi necessario intraprendere una seconda campagna di scavo. Tutti i saggi, seppure a differenti profondità, hanno dato riscontro positivo dal punto di vista archeologico, confermando la presenza di un insediamento di grandi dimensioni e pluristratificato, con fasi particolarmente rilevanti per il periodo romano imperiale, quando vengono realizzate nell’area strutture di particolare pregio, con pavimentazioni in mosaico e rivestimenti in affresco. Da alcuni indicatori si è rilevata anche la probabile presenza di ambienti termali. L’area è risultata di grande complessità e pluristratificata, e seppure le strutture siano conservate solo in parte, la stratigrafia si è rivelata di eccezionale interesse scientifico. Sono stati individuati in particolare livelli di frequentazione di età romana repubblicana, con ritrovamento di numerosi reperti ricomponibili, e un battuto pavimentale al di sotto del quale sono stati rinvenuti materiali pertinenti all’età fenicio-punica e nuragica. In particolare i materiali databili all’età del ferro sembrano indicare la sovrapposizione dell’insediamento romano a uno nuragico, che resta attivo come emporio in età fenicio-punica.

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