Uri, un paese in lacrime per Giusy Nurchis
di Franco Cuccuru
Sabato l’ultimo saluto alla donna morta insieme al marito in un incidente sulla Nuoro-Lanusei
08 agosto 2021
3 MINUTI DI LETTURA
URI. Quanta tristezza nei volti di chi ha assistito all’ultimo saluto di Giusy Nurchis. La morte della giovane ha lasciato sgomenta l’intera comunità che si è stretta attorno alla famiglia mostrando il cordoglio più sentito. Venerdì scorso, in una mattina calda di fine luglio, Giusy e suo marito Franco Panzalis, luogotenente della Brigata Sassari, hanno trovato la morte in un tragico incidente lungo la strada che da Nuoro porta a Lanusei. Il primo giorno di vacanza per i due coniugi si è tramutato in tragedia. La meta era l’Ogliastra ma Franco e Giusy assieme al figlio e alla sua fidanzatina (anche loro coinvolti nell’incidente, sono ancora ricoverati in ospedale ma non corrono pericolo di vita) purtroppo non sono mai arrivati a destinazione.
Ieri c’era tanta gente accorsa a dare l’ultimo saluto a Giusy, dentro e fuori la chiesa di Nostra Signora di Paulis. L’arrivo del feretro è stato accolto con un silenzio denso e toccante. L’ingresso in chiesa della bara di colore chiaro con sopra un cuscino di fiori, omaggio della famiglia, è stato accompagnato dalle note della “Corale” di Bach scandita dalle voci della corale Paulis che ha animato l’intera cerimonia funebre. I primi posti sono stati riservati a Chiara, primogenita di Franco e Giusy. Il suo dolce volto celava un dolore grande, più grande della sua giovane età, senza i genitori dovrà farsi carico delle responsabilità: dovrà prendersi cura del suo amato fratellino che l’anno prossimo dovrà affrontare l’esame di maturità al liceo Azuni di Sassari. Entrambi dovranno farsi coraggio e guardare al futuro facendo tesoro degli insegnamenti e i valori lasciati in dono da mamma e babbo. La sintesi è nella lettera letta da Chiara dopo la messa: l’omaggio dei genitori per il suo diciottesimo compleanno, un condensato di affetto e amore. Il dolore è tanto per “zio” Tore Nurchis, non lo nasconde, ma lo fa in silenzio con grande dignità e discrezione. Il rito funebre è stato concelebrato dal parroco don Gianni Nieddu e dal cappellano della Brigata Sassari don Pietro Murgia. Alle esequie ha partecipato la sindaca Lucia Cirroni, il luogotenente dei carabinieri di Uri Giuseppe Galleri e in rappresentanza della Brigata Sassari il primo luogotenente Antonio Marrazzu, l’ufficiale psicologo tenente Edoardo Di Nieri e il coadiutore socio assistenziale caporale maggiore capo Antonella Manca.
«Quanto in questi momenti amo il silenzio – ha esordito così don Gianni al momento di pronunciare l’omelia –. Mi sento e ci sentiamo piccoli di fronte a questo tragico evento che ha toccato la vostra famiglia cara Chiara ma tutta la nostra comunità. Ogni nostra parola in questo momento cade e potrebbe essere fuori luogo, ciò che conta per noi tutti è farvi sentire il nostro abbraccio, la nostra vicinanza vera. Per questo davanti a certe tragedie è giusto non parlare molto, non dissacrare il dolore lancinante che deve provare ad esempio la figlia Chiara col suo fratello e il padre Salvatore con il fratello di Giusy, Costantino». «Mi è stato detto: “don Già una coppia che si amava”, che bella testimonianza per voi e per noi. In quell'amarsi c'è un programma per la vostra vita, in quell'amarsi ci siete voi cari Chiara con tuo fratello che avete respirato questo clima di amore e di donazione – ha proseguito don Gianni –. Ma voglio ricordare il lavoro appassionato di Giusy come psicologa e logopedista, un lavoro che è servizio all'uomo e alla donna in difficoltà e ha bisogno di risorgere. Mi piace pensare che Giusy con il lavoro ha permesso alle persone di rivivere, in un certo senso di risorgere perché davvero vivere è l'infinita pazienza di risorgere, di ricominciare».
Ieri c’era tanta gente accorsa a dare l’ultimo saluto a Giusy, dentro e fuori la chiesa di Nostra Signora di Paulis. L’arrivo del feretro è stato accolto con un silenzio denso e toccante. L’ingresso in chiesa della bara di colore chiaro con sopra un cuscino di fiori, omaggio della famiglia, è stato accompagnato dalle note della “Corale” di Bach scandita dalle voci della corale Paulis che ha animato l’intera cerimonia funebre. I primi posti sono stati riservati a Chiara, primogenita di Franco e Giusy. Il suo dolce volto celava un dolore grande, più grande della sua giovane età, senza i genitori dovrà farsi carico delle responsabilità: dovrà prendersi cura del suo amato fratellino che l’anno prossimo dovrà affrontare l’esame di maturità al liceo Azuni di Sassari. Entrambi dovranno farsi coraggio e guardare al futuro facendo tesoro degli insegnamenti e i valori lasciati in dono da mamma e babbo. La sintesi è nella lettera letta da Chiara dopo la messa: l’omaggio dei genitori per il suo diciottesimo compleanno, un condensato di affetto e amore. Il dolore è tanto per “zio” Tore Nurchis, non lo nasconde, ma lo fa in silenzio con grande dignità e discrezione. Il rito funebre è stato concelebrato dal parroco don Gianni Nieddu e dal cappellano della Brigata Sassari don Pietro Murgia. Alle esequie ha partecipato la sindaca Lucia Cirroni, il luogotenente dei carabinieri di Uri Giuseppe Galleri e in rappresentanza della Brigata Sassari il primo luogotenente Antonio Marrazzu, l’ufficiale psicologo tenente Edoardo Di Nieri e il coadiutore socio assistenziale caporale maggiore capo Antonella Manca.
«Quanto in questi momenti amo il silenzio – ha esordito così don Gianni al momento di pronunciare l’omelia –. Mi sento e ci sentiamo piccoli di fronte a questo tragico evento che ha toccato la vostra famiglia cara Chiara ma tutta la nostra comunità. Ogni nostra parola in questo momento cade e potrebbe essere fuori luogo, ciò che conta per noi tutti è farvi sentire il nostro abbraccio, la nostra vicinanza vera. Per questo davanti a certe tragedie è giusto non parlare molto, non dissacrare il dolore lancinante che deve provare ad esempio la figlia Chiara col suo fratello e il padre Salvatore con il fratello di Giusy, Costantino». «Mi è stato detto: “don Già una coppia che si amava”, che bella testimonianza per voi e per noi. In quell'amarsi c'è un programma per la vostra vita, in quell'amarsi ci siete voi cari Chiara con tuo fratello che avete respirato questo clima di amore e di donazione – ha proseguito don Gianni –. Ma voglio ricordare il lavoro appassionato di Giusy come psicologa e logopedista, un lavoro che è servizio all'uomo e alla donna in difficoltà e ha bisogno di risorgere. Mi piace pensare che Giusy con il lavoro ha permesso alle persone di rivivere, in un certo senso di risorgere perché davvero vivere è l'infinita pazienza di risorgere, di ricominciare».