La Nuova Sardegna

Sassari

«Sì al green pass ma niente controlli»

di Andrea Massidda
«Sì al green pass ma niente controlli»

Parlano i titolari di alcune palestre sassaresi: i nostri tesserati sono quasi tutti vaccinati, ora però ci facciano lavorare

12 agosto 2021
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SASSARI. Immaginatevi un atleta di sollevamento pesi che riprende l’attività con i dischi d’acciaio dopo un infortunio che lo ha tenuto fermo per ben sedici mesi. E che proprio quando riesce a fare il primo movimento di rito, cioè porta il bilanciere all’altezza delle spalle, ecco che qualcosa lo blocca ancora una volta. Fuor di metafora, è un po’ la situazione che stanno vivendo i gestori delle palestre adesso che, mentre cominciavano a vedere una luce in fondo al tunnel delle chiusure forzate, hanno sì riaperto i battenti delle loro sale, ma sostengono di essere ingessati da decreti la cui interpretazione varia di giorno in giorno. Primo tra tutti quello che riguarda il green pass, provvedimento che la categoria ha accolto in generale con favore, ma che tuttavia risulta ancora poco chiaro nella sua messa in pratica (vedi la questione che riguarda i controlli, con il ministro dell’Interno che precisa, il garante della Privacy che controprecisa e così via sino alla confusione più totale. Marco Runchina, titolare della palestra Garage 7, ammette di essere un po’ stufo. «Siamo tra le categorie che ha più pagato per le restrizioni, anche perché ci hanno sempre fatto passare come i principali untori – spiega lui stesso –. E ora, proprio quando stiamo riprovando ad alzarci, il governo ordina che ogni nostro associato si possa allenare solo se ha il lasciapassare verde».

Il lungo periodo di chiusura ha indubbiamente messo in ginocchio palestre e piscine. «Forse – spiega ancora Runchina – chi prende queste decisioni non ha ben chiara la tragedia che abbiamo vissuto con le chiusure forzate. Per dirla con i numeri, se prima del Covid potevamo contare su 500 iscritti ogni mese poi scesi a 100 dopo il principale lockdown del 2020, ora siamo sulla cinquantina. Per fortuna adesso i nostri soci sono praticamente tutti vaccinati, mi pare che soltanto due abbiano abbandonato perché sprovvisti di green pass. Ma una cosa è certa, io potrò anche verificare che abbiano il certificato verde, ma di sicuro non mi metterò a chiedere loro i documenti d’identità come se fossi un pubblico ufficiale. Questa cosa non la capisco – conclude Marco Runchina, sugli autobus e sugli aerei si sta tutti ammassati e non viene chiesto nulla, mentre da noi pretendono che ci mettiamo a fare i controlli serrati».

Franco Chessa, istruttore della New Area Fitness, in centro storico, la prende con più di filosofia. «Personalmente sono favorevole al green pass, soprattutto se ci garantisce di non chiudere più e di essere più tranquilli. Qui ci conosciamo tutti – commenta – e i nostri tesserati sono al 99 per cento già vaccinati, quindi mi è bastato controllare la prima volta. Quelle pochissime persone i che non avevano ancora il lasciapassare verde hanno fatto subito la prima dose.

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