La Nuova Sardegna

Sassari

Sede del campus Ersu a decidere sarà Solinas

di Giovanni Bua
Sede del campus Ersu a decidere sarà Solinas

Convocato un vertice in Regione per sciogliere i nodi sulla nuova collocazione Non si esclude la rimodulazione del bando da 26 milioni e l’apertura ai privati

29 agosto 2021
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SASSARI. Campus Ersu, riparte la caccia. Dopo le secche agostane si rimette rapidamente in moto la macchina incaricata di trovare una nuova sede dove trasferire il progetto del campus di San Lorenzo, di fatto cancellato dopo il clamoroso ritrovamento archeologico della Soprintendenza che, nell’area di due ettari e mezzo su cui doveva sorgere la residenza studentesca, ha portato alla luce resti di età romana repubblicana, ma anche fenicio-punica e nuragica, con la concreta ipotesi che in quell’area ricada la “mansio Ad Herculem” localizzata da alcuni studiosi proprio nell’areale di San Lorenzo.

Nei prossimi giorni (la data non è stata fissata) a provare a tirare le somme sarà direttamente il presidente della Regione Christian Solinas, che ha convocato a Cagliari i rappresentanti dell’autorità di gestione: Ersu, Università e Comune di Sassari, firmatari nel 2015 del protocollo di intesa dedicato a “programmare il potenziamento della capacità di accoglimento degli studenti in città” utilizzando i finanziamenti del Fondo per lo sviluppo e la coesione. Sul tavolo Solinas ha per ora solo la proposta formalizzata dal rettore Gavino Mariotti: ristrutturare l’ex Brefotrofio di via delle Croci, di proprietà dell’Università. L’Ateneo cederebbe all’Ersu per 4 milioni e 105mila euro lo stabile, che a suo tempo aveva acquisito dalla Provincia pagandolo 5 milioni. E l’Ersu avrebbe ancora a disposizione una somma importante per rimetterlo a nuovo. Oppure potrebbe anche demolirlo e riedificarlo purché la cubatura resti la stessa, unica condizione messa dalla Soprintendenza per gli interventi sul complesso, abbandonato ormai da diversi anni.

Un piano che permetterebbe mettere in sicurezza i 26 milioni rimasti, già in parte intaccati per l’acquisto del terreno di San Lorenzo dall’università (che l’Ersu vorrebbe ridare indietro all’Ateneo), la progettazione preliminare e i rilievi archeologici (circa 1,3 milioni di spese già sostenute) ma che non convince a pieno per la natura dello stabile e la sua collocazione. L’altra alternativa, tutta però da esplorare, riguarderebbe un terreno di proprietà dell’Inps in via Livorno, vicino alla sede provinciale dell’Istituto. C’è però un altro piano che il presidente della Regione, in accordo con l’assessore regionale Andrea Biancareddu e con i vertici dell’Ersu, sta vagliando con attenzione. Il campus di San Lorenzo infatti era solo parte del progetto originale di campus universitario, finanziato con 40 milioni e in seguito spacchettato in tre. Se i tempi per rimettere in piedi il progetto di rivelassero troppo stretti (l’opera deve essere accantierata entro dicembre 2022 e finita entro il 2025) e fosse necessaria una rimodulazione, si potrebbe tentare di riattivare integralmente il finanziamento (in cassa dovrebbero ancora esserci 20 milioni di fondi ulteriori del Patto per la Sardegna siglato dall’allora premier Renzi e dal presidente Pigliaru) e, a quel punto, riaprire la ricerca di una sede idonea per un maxi campus, interpellando anche i privati. A questo punto le sedi possibili non mancherebbero di certo. Sul piatto potrebbero esserci i 22mila metri quadri a Baddimanna di proprietà del Seminario Arcivescovile, ma anche due terreni arrivati entrambi all’ultimo miglio nella scelta della location per il campus, e poi per vari motivi abbandonati: l’area delle ex Semolerie Azzena, bocciata in extremis da Palazzo Ducale nel 2014, e un’area a Piandanna, risultata la più adatta dopo una nuova manifestazione di interesse dell’Ersu, ma anch’essa scartata nel 2015. Ma anche altre location vagliate in queste settimane e ritenute molto interessanti, come una grande area edificabile dentro l’ex orfanotrofio tra via Rolando e via Muroni.

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