La Nuova Sardegna

Sassari

«Condannate i due neurologi»

di Nadia Cossu
«Condannate i due neurologi»

Il pg ritiene colpevoli Dore e D’Onofrio. Chiesta invece l’assoluzione per il consigliere regionale Peru

23 settembre 2021
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SASSARI. Conferma della condanna (anche se ridotta rispetto a quella di primo grado) per i medici Giuseppe Dore e Marinella D’Onofrio – per i quali il procuratore generale Paolo De Falco ha chiesto rispettivamente sei anni e sei anni e sei mesi di reclusione – assoluzione, invece, per non aver commesso il fatto per il consigliere regionale Antonello Peru che in primo grado era stato condannato a 4 anni. L’accusa per i primi due (che in primo grado sono stati condannati a 8 anni e sei mesi e a nove anni) era quella di essere i promotori di un’associazione a delinquere finalizzata alla truffa. Mentre Peru era accusato di aver solo partecipato alla stessa. La prescrizione spazza via invece i maltrattamenti e da qui la richiesta del pg di non doversi procedere per tutti gli imputati ai quali era contestato questo reato.

Si è conclusa ieri mattina la discussione del procuratore De Falco davanti alla corte d’appello di Sassari presieduta da Plinia Azzena (a latere Marina Capitta e Maria Grixoni) nel processo sul “caso Alzheimer” che ruota attorno alle figure del neurologo di Ittiri Giuseppe Dore e della collega D’Onofrio. Sotto accusa era finita in particolare la psiconeuroanalisi, spacciata come una miracolosa cura dell’Alzheimer e di altre forme di demenza. Terapia che, secondo il procuratore Gianni Caria, titolare dell’inchiesta fin da principio, avrebbe previsto umiliazioni e percosse nei confronti dei malati senza alcuna evidenza scientifica circa la sua efficacia. Tra gli imputati figuravano medici, dirigenti sanitari, infermieri, politici e parenti dei pazienti in cura con Dore.

La presidente Azzena, poco prima di passare la parola al pg, ieri mattina ha comunicato la decisione di rigettare la richiesta avanzata il 14 luglio dall’avvocato Giuseppe Tempesta (difensore, tra gli altri, dei due principali imputati Dore e D’Onofrio) di rinnovazione dell’istruttoria dibattimentale. La corte ha anche dichiarato inammissibili le ulteriori istanze presentate ieri dallo stesso avvocato e dal collega Stefano Bortone del foro di Lecce, codifensore per la dottoressa D’Onofrio.

A novembre il collegio presieduto da Mauro Pusceddu aveva accolto le tesi della Procura secondo cui la psiconeuroanalisi contro l’Alzheimer ideata da Dore, non solo non era efficace dal punto di vista medico, ma avrebbe inflitto maltrattamenti ai pazienti e sarebbe stata una colossale truffa a danno di questi ultimi e delle rispettive famiglie.

Nell’udienza di ieri De Falco ha ripercorso le modalità con le quali sarebbe stata “somministrata” la terapia ai malati. Ha ricordato episodi di pazienti che si sarebbero affrettati a fare gli esercizi indicati da Dore quando si rendevano conto che lui stava per entrare nella stanza, «perché temevano punizioni».

«Persone disperate – ha aggiunto il pg – di cui si è approfittato il gruppo oggi a processo promettendo miglioramenti che non ci sono stati».

Per il procuratore generale precise responsabilità ci sarebbero anche a carico della D’Onofrio che, pur non avendo mai partecipato alle sedute, «era il tramite tra i pazienti e Dore, era lei a indirizzarli da lui e sapeva benissimo quale trattamento veniva loro riservato».

Mentre per De Falco deve essere assolto Antonello Peru (e un’altra imputata, Carolina Greco): «Non è emerso da nessuna parte – ha spiegato il pg – che Peru sapesse in cosa consisteva l’applicazione pratica del metodo Dore. Era un amico della D’Onofrio e fu lei a indirizzarlo dal neurologo di Ittiri in un momento difficile della sua esistenza. Antonello Peru non era cosciente delle modalità della terapia». E ha poi sottolineato un altro aspetto: «È un politico e, come tale, cerca il consenso della gente: per questo credo che se avesse saputo che dei pazienti venivano legati e maltrattati si sarebbe certamente tirato indietro. Ecco perché ritengo che vada assolto per non aver commesso il fatto». Il 7 e il 13 ottobre la parola ai difensori.

©RIPRODUZIONE RISERVATA

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