La Nuova Sardegna

Sassari

Il racconto della maestra «Poteva andare peggio»

di Paolo Ardovino
Il racconto della maestra «Poteva andare peggio»

Nella scuola di via Savoia il giorno dopo gli spari contro insegnanti e bidello Anche i bambini hanno visto i due ragazzi con la pistola ad aria compressa 

06 ottobre 2021
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SASSARI. Il giorno dopo si ritorna alla normalità. Qualcuno si è fatto male, ma niente di grave. Però resta un episodio che ha scosso e che soprattutto, al posto della campanella della ricreazione, ha fatto suonare un campanello d’allarme. Il giorno dopo nessuno ne parla apertamente ma tutti sanno che ogni conversazione riporterà ai fatti della mattina precedente.

L’episodio. Lunedì due ragazzini si sono appostati sulla terrazza della vecchia sede di via Savoia della circoscrizione del Comune e hanno preso di mira le aule che si affacciano verso la struttura e poi chi transitava fuori dalla scuola. Uno dei pallini ha colpito un bidello, uscito momentaneamente all’esterno, e una maestra, che come tante altre colleghe aveva parcheggiato l’automobile proprio lì a pochi passi, davanti all’ingresso della struttura abbandonata. Forse rimasti particolarmente impressionati da American sniper, i minori hanno sparato prendendo bene la mira: alla nuca la maestra, alla schiena il bidello. Un’altra insegnante, nel frattempo, ha avuto la prontezza di introdursi nell’edificio per fermare i due adolescenti, arrivata al terrazzo è stata però strattonata e non è riuscita a impedire la loro fuga prima dell’arrivo della polizia locale.

Parla una maestra. «Le cose sono andate così», racconta proprio quest’ultima, Maria Franca Uras. «Eravamo impegnati nell’attività di ascolto, quando io e una collega abbiamo visto i pallini sul pavimento e pensavamo fossero i bambini in classe a giocare. Invece no, sono stati loro a dirci che provenivano da fuori». Con le dita disegna la carambola di un pallino, che ha sbattuto sul vetro ed è finito sotto la cattedra. Poteva andare peggio. «Quando ho sentito i colpi, mi sono precipitata fuori. Sono passata dalla scala antincendio sul retro ed entrata nella struttura». Ha salito le scale e, arrivata sulla terrazza, ha sorpreso i due giovanissimi, uno con la pistola ad aria compressa in mano. «Hanno reagito subito, mi hanno strattonata e sono scappati. Ci auguriamo che quello che è successo serva per rimettere in luce le condizioni in cui versa l’edificio a pochi metri dalla scuola». La giovane maestra di sostegno indica le tapparelle alzate a metà sulle finestre delle aule: piene di fori. Qualcuno provocato lunedì mattina, ma tanti altri lì da tempo. Questa volta la vicenda ha fatto scalpore perché, per fortuna senza grosse ripercussioni, sono state coinvolte delle persone. La sensazione è che il gioco di mirare alle classi durante la lezione non sia nuovo.

«Un posto bellissimo». «Per via delle normative Covid – aggiunge Maria Franca Uras – dobbiamo tenere le finestre aperte, in questo modo siamo ancora più esposti». Arrivata nella scuola di via Savoia nel 2008, dice: «La situazione era già così, degrado e sporcizia. Abbiamo persino organizzato delle piccole giornate di pulizia, e non è difficile immaginare il tipo di frequentazione che avviene in questo edificio». Eppure, invita a fare un tour dell’intera ex sede comunale e invece di accennare all’immondizia o agli atti di vandalismo, esclama: «Che posto bellissimo sarebbe». Il giardino esterno potrebbe ospitare un orto didattico, le pareti tanti progetti di arte, le stanze, perfette come aule, sono luminose con le ampie vetrate (o quel che rimane dei vetri rotti) esposte alla luce sole.

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