la protesta per il prezzo del latte
Bloccarono i veicoli vicino a Muros, processo al via per 5 pastori
SASSARI. È un processo scorporato rispetto agli altri due (che quasi certamente verranno riuniti) quello che si è aperto nei confronti di cinque pastori accusati di violenza privata nell’ambito delle...
15 ottobre 2021
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SASSARI. È un processo scorporato rispetto agli altri due (che quasi certamente verranno riuniti) quello che si è aperto nei confronti di cinque pastori accusati di violenza privata nell’ambito delle manifestazioni di protesta dell’11 febbraio 2019. La prima udienza è stata rinviata per un errore nelle notifiche ai testimoni del pm.
I cinque imputati – in concorso fra loro e con altre persone non identificate – alcuni con il volto coperto da passamontagna, cappucci o sciarpe, avrebbero «per circa venti minuti costretto a fermarsi, accostare o comunque a rallentare sensibilmente la propria andatura», i veicoli che transitavano in direzione nord sulla statale 131, all’altezza di Muros. «Con violenza – aggiunge la Procura – consistita nell’occupare la carreggiata con il proprio corpo e nell’impedire ai veicoli di proseguire normalmente».
Gli imputati (quattro difesi dall’avvocato Margherita Baragliu e uno da Gancarmelo Serra) sono anche accusati di non aver fornito le generalità alle forze dell’ordine. «Non siamo criminali e sta passando un messaggio sbagliato», avevano spiegato alcuni di loro alla notizia del rinvio a giudizio. In quei giorni il clima era esasperato e i pastori, non più disposti ad accettare dagli industriali la miseria dei 60 centesimi per un litro di latte, avevano organizzato una serie di proteste. In più zone dell’isola erano partiti a sorpresa non semplici blocchi stradali, ma sversamenti di latte, simbolo del sacrificio di un lavoro che non poteva essere regalato, tanto valeva gettarlo sull’asfalto. Gli animi si erano scaldati due anni fa ma non tutti gli allevatori si erano resi protagonisti di assalti o danneggiamenti. C’era anche chi aveva manifestato pacificamente con il solo obiettivo di rivendicare un diritto e di far conoscere il più possibile le problematiche del settore. (na.co.)
I cinque imputati – in concorso fra loro e con altre persone non identificate – alcuni con il volto coperto da passamontagna, cappucci o sciarpe, avrebbero «per circa venti minuti costretto a fermarsi, accostare o comunque a rallentare sensibilmente la propria andatura», i veicoli che transitavano in direzione nord sulla statale 131, all’altezza di Muros. «Con violenza – aggiunge la Procura – consistita nell’occupare la carreggiata con il proprio corpo e nell’impedire ai veicoli di proseguire normalmente».
Gli imputati (quattro difesi dall’avvocato Margherita Baragliu e uno da Gancarmelo Serra) sono anche accusati di non aver fornito le generalità alle forze dell’ordine. «Non siamo criminali e sta passando un messaggio sbagliato», avevano spiegato alcuni di loro alla notizia del rinvio a giudizio. In quei giorni il clima era esasperato e i pastori, non più disposti ad accettare dagli industriali la miseria dei 60 centesimi per un litro di latte, avevano organizzato una serie di proteste. In più zone dell’isola erano partiti a sorpresa non semplici blocchi stradali, ma sversamenti di latte, simbolo del sacrificio di un lavoro che non poteva essere regalato, tanto valeva gettarlo sull’asfalto. Gli animi si erano scaldati due anni fa ma non tutti gli allevatori si erano resi protagonisti di assalti o danneggiamenti. C’era anche chi aveva manifestato pacificamente con il solo obiettivo di rivendicare un diritto e di far conoscere il più possibile le problematiche del settore. (na.co.)