La Nuova Sardegna

Sassari

Entra in tribunale con un coltello, condannato

Entra in tribunale con un coltello, condannato

Tre mesi a un 59enne, l’uomo aveva detto di trovarsi al palazzo di giustizia per salutare un magistrato

13 novembre 2021
2 MINUTI DI LETTURA





SASSARI. Si era presentato all’ingresso del tribunale con un coltello a serramanico dentro il marsupio. A scoprirlo erano state le guardie giurate che si occupano di controllare, attraverso il passaggio ai tornelli, chiunque entri nel palazzo di giustizia. La presenza del coltello era saltata fuori proprio con la scansione che viene eseguita all’accesso. E così l’uomo, un 59enne algherese, era stato denunciato per porto abusivo di coltello.

Ieri mattina il giudice Anna Pintore lo ha condannato a tre mesi di arresto e a un’ammenda di 500 euro.

L’episodio finito in un’aula di tribunale non è così insolito, a conclusione del processo il giudice spesso tiene conto della “tenuità del fatto” e l’imputato se la cava con un’assoluzione. Non è questo il caso.

La persona in questione, infatti, aveva detto di trovarsi al palazzo di giustizia perché voleva salutare un magistrato, suo concittadino. Quando la guardia giurata gli aveva fatto notare che portare con sè un coltello era un reato punito dalla legge lui si era giustificato dicendo che si trattava di un regalo fattogli dalla moglie e che aveva dimenticato di toglierlo dal marsupio.

Denunciato, il 59enne è finito davanti al giudice. Durante il processo, che si è svolto con il rito abbreviato, l’avvocato difensore Claudio Mastandrea aveva insistito sul fatto che mancasse l’elemento intenzionale e che il porto del coltello, nel caso specifico, non fosse «diretto ad arrecare un’offesa alla persona».

L’imputato aveva dichiarato di essersi dimenticato di toglierlo dal marsupio. «Ma questa spiegazione – è scritto nella sentenza del giudice Pintore – non è di per sè sufficiente a integrare il “giustificato motivo” dal momento che il porto non è proibito solo per accedere al palazzo di giustizia ma in qualsiasi circostanza di tempo e di luogo nella quale il coltello non debba necessariamente essere utilizzato per giustificate ragioni, quali ad esempio quelle di tipo lavorativo o di necessità».

Oltretutto – per ciò che riguarda la tenuità del fatto e l’esiguità del danno – secondo il giudice «difetta in ogni caso l’occasionalità della condotta, risultando dal certificato penale dell’imputato plurimi precedenti penali anche per reati contro la persona». Da qui la condanna. (na.co.)

Incarichi vacanti

Sanità nel baratro: nell’isola mancano 544 medici di famiglia

di Claudio Zoccheddu
Le nostre iniziative