La Nuova Sardegna

Sassari

Assalti ai blindati: indagini chiuse

di Luca Fiori
Assalti ai blindati: indagini chiuse

Otto persone devono rispondere delle rapine a Ittiri e Bonorva e alla società di vigilanza di Sassari

14 novembre 2021
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SASSARI. A metà marzo di quest’anno erano finiti in manette in tredici, con l’accusa di aver fatto parte della banda specializzata nell’assalto ai portavalori e agli istituti di vigilanza. Quello più clamoroso era stato il colpo del 29 febbraio 2016 alla Mondialpol di Caniga, fruttato 11 milioni di euro.

Per otto di loro (gli altri cinque hanno scelto strade processuali differenti) si sono chiuse le indagini e si va verso il processo. I giorni scorsi il sostituto procuratore Danilo Tronci della direzione distrettuale antimafia di Cagliari ha depositato l’avviso che precede la richiesta di rinvio a giudizio. A svolgere gli accertamenti sul campo e le intercettazioni erano state la squadre mobili di Cagliari, Nuoro e Sassari insieme al nucleo di polizia economico-finanziaria della Guardia di Finanza di Nuoro.

Con ruoli diversi e di diverso livello di gravità a far parte della banda sarebbero stati secondo le accuse, Renzo Cherchi, 34 anni di Irgoli, Gian Mario Fadda, 43 anni di Ittiri, Giovanni Maria Demelas, 56 anni di Porto Torres, Carlo Menneas, 45 anni di Orgosolo, Sebastiano Murru, 58 anni residente a Torino, Antonio Serra, 57 anni di Silanus, Antonio Giovanni Taula, 74 anni di Sassari e Franco Giovanni Chessa 50 anni di Irgoli ma con un’azienda a Sa Figu Niedda a Thiesi.

Secondo gli inquirenti quest’ultimo avrebbe avuto un ruolo di spicco. Nel suo ovile e in quello di altri indagati si sarebbero incontrati i vari componenti delle bande modulari (al telefono si chiamavano “ditte” da qui il nome dell’operazione) per pianificare i colpi. Secondo gli accertamenti fatti dagli investigatori della squadra mobile di Sassari, guidati dal dirigente Dario Mongiovì, e dalle intercettazioni telefoniche è emerso che Chessa aveva un’ampia disponibilità di denaro, ma soprattutto 900mila euro macchiati provenienti probabilmente dal colpo al caveau della Mondialpol di Sassari.

Solo a lui viene contestata (insieme a dieci persone non identificate) proprio l’assalto di Caniga del 2016 messo a segno con un escavatore e decine di uomini armati fino ai denti. Il cinquantenne, secondo quanto emerso dalle intercettazioni, aveva a disposizione una pistola mitragliatrice Uzi, un fucile automatico leggero, due kalashnikov e due bombe a mano, che teneva nascoste nei terreni di sua proprietà, fra Thiesi, Bonorva e Irgoli. Secondo l’accusa sarebbe coinvolto anche nella tentata rapina al supermercato Conad di Ittiri del 23 dicembre 2019.

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