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Sassari, matrimonio fittizio per restare in Italia: chieste due condanne

di Nadia Cossu
Sassari, matrimonio fittizio per restare in Italia: chieste due condanne

Due fratelli sono imputati di circonvenzione di incapace. Promisero soldi a una donna perché sposasse uno straniero

27 novembre 2021
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SASSARI. Due anni e due mesi di reclusione per aver ingannato quella donna promettendole quattromila euro se si fosse “prestata” a sposare uno straniero che grazie alle nozze con lei avrebbe potuto ottenere il permesso di soggiorno. Sono le richieste fatte dal pubblico ministero nei confronti di due fratelli che avevano raggirato una ragazza di Ozieri. «Sapevo che era sbagliato – aveva ammesso lei – l’ho fatto perché mi servivano i soldi, per andare avanti. Però quei due non mi hanno dato niente, io quei 4mila euro non li ho mai visti e allora l’ho mandato via...».

La donna era caduta nella trappola dei due fratelli – uno nato in Marocco e l’altro a Ozieri – che con la promessa di darle quel denaro l’avevano convinta a sposare uno straniero. Quest’ultimo – irregolare in Italia – pagando a sua volta seimila euro ai due uomini sarebbe convolato a nozze con la ragazza e in questo modo avrebbe ottenuto dalla questura di Sassari il permesso di soggiorno di cui aveva bisogno.

Ma l’imbroglio a un certo punto è venuto a galla e i due fratelli sono finiti a processo per violazione dell’articolo 12 del testo unico sull’immigrazione «perché – scriveva la Procura – in concorso tra loro, al fine di trarre ingiusto profitto dalla condizione di illegalità dello straniero E.C., irregolare sul territorio italiano, favorivano la permanenza del predetto organizzando il fittizio matrimonio dietro il pagamento del corrispettivo di seimila euro».

L’altro reato contestato (entrambi sono difesi dall’avvocato Claudio Mastandrea) è la circonvenzione di incapace perché, così come stabilito dallo psichiatra in sede di incidente probatorio, la capacità di intendere e di volere della donna al momento del matrimonio «era grandemente scemata» anche se non esclusa. Un quadro psicopatologico dove le capacità cognitive e volitive erano però compromesse, tanto che per il medico la donna quando convolò a nozze con quell’uomo (che nemmeno conosceva) «era suggestibile e manipolabile».

Fu la questura, nel 2014, a scoprire l’inganno. All’ufficio immigrazione si era presentato proprio lo sposo fresco di nozze per ottenere la carta di soggiorno “per congiunti di cittadini dell’Unione Europea”. L’uomo aveva presentato la documentazione che certificava il matrimonio con una donna italiana. Ma il personale dell’ufficio, per accertare l’effettiva convivenza tra i due, a distanza di un mese era andato nella loro casa e aveva scoperto che la donna aveva confidato ad alcuni vicini che il matrimonio era fittizio e che non aveva ancora ricevuto il denaro che le era stato promesso per sposare quello straniero. Sentita in questura la sposa aveva confermato tutto precisando di non aver consumato il matrimonio e di non aver visto i soldi perché i due imputati si sarebbero limitati a pagarle le spese sostenute per i viaggi e per i documenti necessari per le nozze. Ed era stato proprio in quell’occasione che gli agenti avevano notato un atteggiamento infantile da parte della donna e avevano sospettato che fosse affetta da una patologia psicofisica. Lei aveva riferito di essere andata a Roma per sposarsi «con il rito del Marocco» e poi in Sardegna «con il rito italiano». A dicembre la sentenza.

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