SASSARI. «Caro Babbo Natale, quest’anno io non voglio un regalo ma voglio che mamma ritorni presto. Quest’anno è quello che voglio. Ciao, Buon Natale. Con affetto, ti voglio bene. Gaia». Gaia ha sette anni, il 19 novembre ha scritto la sua letterina per chiedere al nonno universale, all’omone con la barba bianca amico di tutti i bambini qualcosa di speciale: farle riabbracciare la mamma. Riaverla tutta per sè a casa dopo la grande paura. Pensiero in sei righe, carattere stampatello dentro una cornice rossa, una bustina sistemata sotto l’albero di Natale.
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La mamma è Ines Battino, 35 anni, in coma per settimane dopo essere stata coinvolta - il 17 maggio 2021 - in un terribile incidente stradale sulla 131, all’altezza di Ottava. Un risveglio lento, con tanta attenzione per evitare di compromettere una ripresa che sa di miracolo: si dice così quando torni da un viaggio che sembrava senza ritorno, quando riemergi da un tunnel buio e profondo. Riapri gli occhi e rivedi la vita, riconosci le persone e cominci a pronunciare le prime parole. É come iniziare da capo, imparare ogni cosa, non puoi dare niente per scontato. Ines ha vinto la prima parte di una dura battaglia e oggi lascerà il centro sanitario “Don Gnocchi” di Milano e farà rientro in Sardegna: si trasferirà a Oristano per proseguire la fase di riabilitazione.
E' il primo passo di un percorso lungo, fatto di tappe necessarie, non c’è fretta. «É bello tornare a casa»: piange e si commuove Ines. Di quella drammatica caduta in moto (alla guida della sua Kawasaki Z750 nera) dopo lo scontro con un Suv e un volo di quasi trenta metri, non ricorda niente. Non ne ha parlato per ora. Quello che conta è essere tornata: le lesioni che aveva riportato erano gravissime, dicevano che non c’era più niente da fare. Quando è così ti senti come un resuscitato e provi a mettere tutto alle spalle e a tenere davanti solo le cose più importanti: tua figlia che sorride felice, la tua famiglia. Il resto verrà dopo. I primi soccorsi degli operatori del 118 (l’elicottero era atterrato in mezzo alla 131) sono stati fondamentali per tenere Ines aggrappata alla vita. Poi il trasferimento in Rianimazione a Sassari, un intervento chirurgico d’urgenza.
E l’inizio di una attesa silenziosa, giorno dopo giorno, ora dopo ora. Un segnale di speranza che se non arriva devi avere la forza di cercarlo. La mamma Antonella e il padre Tore, il compagno Mirko hanno messo insieme tutte le risorse possibili per fare in modo che Ines potesse essere trasferita a Milano. I genitori, il compagno e la piccola Gaia, grazie anche alla collaborazione di zia Lenuccia hanno fatto visita a Ines ogni fine settimana. Su e giù dalla Sardegna a Milano: visite di un’ora al giorno, solo sabato e domenica. Avanti così per quasi sei mesi, senza stancarsi mai. Negli altri giorni videochiamate: lacrime e sorrisi, una lotta fatta di coraggio e dolore. Senza mai mollare. E ora l’immagine più bella è quella di mamma e figlia vicine, uguali come due gocce d’acqua, simbolo di una vittoria che vale la vita. É il Natale più bello. Bentornata Ines.