La Nuova Sardegna

Sassari

Sassari, l’Arpas blocca il progetto nell’area di via XXV Aprile

di Giovanni Bua
Sassari, l’Arpas blocca il progetto nell’area di via XXV Aprile

Per l’agenzia regionale le bonifiche fatte fino a ora non sono sufficienti

10 gennaio 2022
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SASSARI. Prima montagna da scalare per il nuovo progetto centro intermodale, che si conferma una chimera per i sassaresi che lo attendono da decenni. Il grosso problema da risolvere è messo nero su bianco nel parere istruttorio dell’Arpas propedeutico alla conferenza dei servizi che dovrebbe dare il via libera alla progettazione del secondo lotto di lavori, quello che dovrebbe trasformare lo spiazzo di via XXV Aprile in un posteggio a raso, con la piastra ad un piano fuori terra alla quota del sovrastante Corso Vico. Per mandare avanti il progetto da 6,7 milioni il Comune ha bisogno da parte dell’Arpas dell’approvazione della revisione dell’analisi di rischio sanitario ambientale, che l’agenzia regionale non sembra però intenzionata a dare.

«Stante lo stato di contaminazione acclarato – sottolinea l’Arpas nel parere, datato 11 novembre 2021 e spedito ai Settore Infrastrutture della Mobilità e traffico e Ambiente del Comune, alla Provincia e alla Regione – e la dichiarata intenzione di abbandonare il vecchio progetto di bonifica strettamente connesso alle ipotesi pregresse di utilizzo del sito, si rende necessaria la presentazione di un nuovo progetto organico di bonifica e messa in sicurezza. Detto progetto deve garantire la rimozione della contaminazione e l’interruzione certa dei percorsi di inalazione, ingestione contatto dermico e lisciviazione in falda».

Il problema è noto e già nel 2018 la giunta Sanna lo aveva segnalato e aveva iniziato la caccia a una non facile soluzione. Sulla maggior parte dell’area di via XXV aprile decine di anni fa era in funzione l’impianto di gassificazione che, attraverso la distillazione di carbon fossile e con distillati petroliferi leggeri produceva il gas da distribuire nella vecchia rete cittadina. Un’attività che ha compromesso dal punto di vista ambientale l’intera area, dove in seguito alla caratterizzazione del suolo è stata accertata la presenza di diverse sostanze inquinanti, in gran parte idrocarburi e metalli pesanti, che hanno impregnato il sottosuolo probabilmente a causa di perdite della rete di tubazioni e serbatoi interrati la cui esistenza è stata rilevata da un’indagine col georadar.

Le bonifiche completate fino ad ora, e costate tre milioni, nell’area da 13mila metri, già nel 2018 non erano state ritenute sufficienti dall’Arpas, che chiedeva che gli scavi andassero fino a 8 metri di profondità. Il tutto nell’ottica di ospitare un posteggio interrato e, sopra, il centro intermodale.

La giunta Campus pensava di avere risolto il problema spostando l’area di interscambio dei bus alla stazione, e trasformando la piazza in un posteggio a raso. Per l’Arpas però questo non è sufficiente ad abbandonare il progetto di bonifica richiesto nel 2018, che ha il principale difetto nel fatto di costare ulteriori 4 milioni, al momento non finanziati.

Soldi che potevano saltare fuori se lo spiazzo avesse ospitato posteggio interrato e centro intermodale, ma che risultano praticamente possibili da ottenere dalla Regione per la semplice realizzazione di un posteggio a raso. Anche perché ulteriori finanziamenti potrebbero servire per l’acquisizione dell’area dietro la stazione, dove sarà realizzata l’area di interscambio, con la trattativa con Rfi che si annuncia più complessa (e costosa) del previsto.

La partita è ancora aperta, ed è possibile che il Comune cerchi di fare valere le sue ragioni in sede di conferenza dei servizi, con l’Arpas che però sottolinea che «l’alternativa alla completa rimozione di suoli saturi e insaturi fino a circa 8 m di profondità, prevista dal progetto precedentemente approvato, dovrebbe essere costituita da un progetto di bonifica e messa in sicurezza integrato, che tenga conto della contaminazione residua dei suoli e dello stato di contaminazione della falda». In ogni caso la partenza della progettazione del secondo lotto, che sarebbe dovuta andare a bando già a fine anno, rischia l’ennesimo stop. E il centro intermodale si conferma inafferrabile chimera.

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