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Sassari, cittadella giudiziaria: il progetto affondato e i tantissimi silenzi

Giovanni Bua
Sassari, cittadella giudiziaria: il progetto affondato e i tantissimi silenzi

Troppi i punti oscuri nella riconversione del carcere di San Sebastiano

02 febbraio 2022
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SASSARI. Qualche spiraglio di luce si intravede nel “nebbione” che ha coperto per anni la nascita, crescita e morte del progetto per la cittadella giudiziaria a San Sebastiano. Morte annunciata ma mai ufficializzata, con il Ministero che, nell’agosto 2020, avrebbe inserito il federal building di nuovo tra gli interventi strategici per potenziamento dell’azione giudiziaria, e fatto domanda per l’ottenimento di nuovi finanziamenti nell’ambito del Pnrr in accordo con l’Agenzia del Demanio. Domanda di cui però, a un anno e mezzo di distanza, non c’è alcuna traccia. Mentre robusta traccia, anche se come sempre ufficiosa, c’è invece dei rilievi fatti dai tecnici dello stesso ministero, pare dopo un confronto con la Soprintendenza, sul fatto che gli spazi ricavabili negli angusti bracci del carcere ottocentesco non sarebbero adatti ad ospitare uffici, per problemi di luci, areazione, superfici.

Insomma, scambio di cortesie tra sindaci a parte, per il progetto San Sebastiano nella migliore delle ipotesi si riparte dal via. Nella più probabile la corsa invece è già finita. Non che sia una notizia inattesa: «In certi ambienti giudiziari questo progetto non è mai piaciuto», sottolinea l’allora commissario straordinario del Comune Guido Sechi, che il primo protocollo datato 2014 e firmato dai ministeri della Giustizia, dei Beni e delle Attività Culturali e del Turismo, del Provveditorato alle opere pubbliche, del Comune e del Consiglio Forense, ha messo in piedi. «Era un progetto che andava seguito metro dopo metro, che già con Nicola Sanna aveva perso per strada i fondi, che poi erano stati recuperati. Poi sinceramente ne ho perso le tracce, e non posso pronunciarmi su chi sia il responsabile del definitivo affondamento. Quel che è certo è che i problemi presentati erano comunque risolvibili, e che per tenere bloccati fondi di questa entità non bisogna mollare un centimetro».

Ed effettivamente i punti oscuri restano tanti. Non si capisce ad esempio perché, con un preliminare licenziato dal Provveditorato interregionale per le opere pubbliche nel 2016, seguito dall’avvio della complessa fase di controllo delle attività di vulnerabilità sismica, di rilievo architettonico e caratterizzazione del terreno necessari per le successive operazioni di bonifica e riqualificazione dell’ex carcere, conclusasi ai primi del 2018, e suggellato dalla sottoscrizione di un nuovo accordo di programma tra Comune, l’Agenzia del Demanio e i ministeri coinvolti, ad agosto 2018, solo due mesi dopo il direttore del Demanio, Riccardo Carpino, comunichi la rimodulazione degli interventi previsti e la cancellazione dell’intervento per la Cittadella Giudiziaria. Non si capisce perché, nonostante anni di studi, il successivo tavolo tecnico muova solo allora i rilievi sulla non congruità degli spazi. E nemmeno si capisce perché, per una nuova comunicazione, bisogna addirittura aspettare il 3 agosto 2020, con il Demanio che annuncia che il ministero della Giustizia considera la realizzazione del Polo Giudiziario di Sassari strategico, e chiede di poter accedere per realizzarlo ai fondi del Pnrr.

Ancor meno si capisce perché il sindaco Sanna in carica durante la prima cancellazione non abbia detto niente in merito. Nè perché il sindaco Campus, ereditata la scottante notizia, lo comunichi al consiglio comunale per la prima volta nel maggio 2021, a margine dell’approvazione di una mozione che il progetto dà in difficoltà ma ancora ben vivo. Non si capisce infine perché, nonostante tra i bene informati sia cosa nota da tempo che l’intervento sia su un binario morto (tanto che sembra che il consiglio forense si stia muovendo in autonomia da mesi per tentare di dare nuova linfa al progetto) e che lo stesso Campus dichiari un robusto carteggio con il deputato Mario Perantoni, presidente della commissione Giustizia della Camera, non ci sia mai stata chiarezza su uno dei progetti di riqualificazione più importanti e centrali della storia cittadina. «Solo lo scorso anno ho fatto delle perizie su alcuni appartamenti della zona – sottolinea il consigliere comunale Mariolino Andria – tenendo contro dell’aumento di valore degli immobili per la futura cittadella giudiziaria. È davvero tutto molto confuso. L’unica certezza è l'assenza di peso politico di chi in questi 30 mesi è stato scelto per la città. Il Comune era l'attore principale del protocollo, e nel maggio 2021 loro presentano e votano una mozione che impegna il sindaco sulla realizzazione della riqualificazione sapendo che nel 2018 era già saltato tutto? Cerchiamo di essere seri». «Per ora il progetto è saltato – spiega il consigliere di Sassari Civica Marco Manca, presidente della commissione Urbanistica all’epoca della firma del protocollo nel 2016 – per non meglio comprovate ragioni tecniche (sembrerebbe che nel progetto originario ci fossero delle criticità sollevate dalla Soprintendenza) e perché parte dei fondi a disposizione dopo lo stanziamento sono stati dirottati su altri capitoli di spesa (mi chiedo perché e da chi). Ma soprattutto perché questo progetto non ha mai interessato più di tanto questa amministrazione».



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