La Nuova Sardegna

Sassari

Lotta per il lavoro nell’area industriale

Lotta per il lavoro nell’area industriale

Cgil, Cisl e Uil proclamano lo stato di agitazione: lunedì assemblea in piazza

18 febbraio 2022
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PORTO TORRES. Il problema del cambio degli appalti e dello spezzettamento delle commesse all’interno dell’area industriale della Marinella si sta notevolmente acuendo – impoverendo il tessuto produttivo del Sassarese – e le organizzazioni confederali di Cgil, Cisl e Uil hanno proclamato lo stato di agitazione per lunedì mattina.

L’appuntamento è dalle 7 alle 10,30 nei cancelli della portineria mare e centrale dello stabilimento, da dove partirà il corteo che si dirigerà in piazza Umberto I per una assemblea di tutti i lavoratori. Al raduno in difesa del lavoro sono invitate tutte le Federazioni di categoria: metalmeccanici, edili, addetti ai servizi, alla mensa, alla vigilanza, ai trasporti, alle pulizie, chimici, coibentatori e ponteggiatori.

«La condizione dei lavoratori degli appalti è peggiorata – ricordano i segretari di Cgil, Cisl e Uil –, aggravata dalle scelte irresponsabili del gruppo Eni, e il cambio appalti, lo spezzettamento delle commesse, la frammentazione degli affidamenti, la contrazione delle risorse disponibili per i lavori, hanno indebolito e impoverito tutti i lavoratori, molti dei quali sono fuoriusciti dallo stabilimento e altri rischiano di non potervi rientrare. È il momento di lottare per unire i lavoratori che l’Eni ha strumentalmente diviso in tanti piccoli appalti in tante piccole aziende. E per garantire tutti i lavoratori nel cambio appalti».

Una lotta per garantire la corretta applicazione dei contratti collettivi di lavoro e per rivendicare la ripresa degli investimenti sulla Chimica Verde, i soli capaci di dare certezza alla complessiva tenuta dello stabilimento. «Lottiamo perché si realizzi quello che abbiamo scelto nel 2011 – aggiungono –, ossia lo sviluppo della green economy, economia circolare, per il quale l’Europa stanzia soldi e indirizza investimenti. E anche per chiedere che il governo convochi Eni e Novamont e li costringa ad avviare la terza fase del progetto. La Presidenza del consiglio deve intervenire e le istituzioni politiche locali e regionali devono essere al nostro fianco». (g.m.)

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