GeNa, sindacati e politica insieme per salvarla
Un emendamento bipartisan da 2 milioni di euro per le strutture private, ma il nodo sono le tariffe
19 febbraio 2022
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SASSARI. Politica, sindacati, lavoratori, pazienti e famiglie uniti nel pressing verso la Regione per salvare l’Opera Gesù Nazareno dalla chiusura che rischia di essere inevitabile se non arriverà una trasfusione di fondi in tempi brevi e una revisione delle tariffe di convenzione, ferme dal 2011 da concertare in un tavolo regionale. Partecipazione massiccia ieri alla GeNa di Valle Gardona dove all’aperto si è tenuta l’assemblea dei lavoratori convocata da Cgil, Cisl e Uil della Funzione Pubblica con la presenza di consiglieri regionali e comunali che hanno così dimostrato di avere a cuore le sorti di un’istituzione storica e di eccellenza nel campo dell’assistenza e riabilitazione dei disabili psichici e che è, inoltre, l’unica nel Nord Sardegna con un centro per l’autismo accreditato che ormai da anni copre le carenze della sanità pubblica nel settore.
Il primo risultato della mobilitazione avviata dai sindacati in questi mesi di vertenza è stato raggiunto martedì scorso. Con l’approvazione in Regione di un emendamento bipartisan alla legge di stabilità regionale in corso di approvazione, e in cui, in attesa della revisione delle tariffe, viene prevista per l’anno 2022, la spesa di due milioni di euro per la copertura del 50 per cento degli oneri derivanti dagli incrementi contrattuali per il personale dipendente delle strutture sanitarie non ospedaliere che applicano il contratto sottoscritto da Aiop, Associazione religiosa istituti socio sanitari, nonché il contratto degli studi professionali. La GeNa, infatti, si è ritrovata a dover affrontare un aumento del costo del lavoro che potrebbe squassare il suo bilancio, perché, al contrario di altre regioni, la Sardegna non ha ancora dato sostegni ai centri di riabilitazione come quello sassarese. «I due milioni previsti nell’emendamento di cui sono firmatario – ha detto il consigliere regionale dei Progressisti Antonio Più – rappresentano un primo passo per risolvere una parte dei problemi in cui si ritrova la struttura. Ma è solo l’inizio della strada per mettere in sicurezza i 99 dipendenti e i cento pazienti». Piu ha ricordato che c’è una delibera regionale del febbraio del 2020 la cui esecutività era stata bloccata a causa dell’emergenza sanitaria, che rimodulando le tariffe giornaliere per paziente le ha abbassate del 20 per cento. «Perciò è necessario aprire un tavolo tecnico – ha detto il consigliere regionale – per verificare la possibilità di nuovi incrementi tariffari». Il consigliere comunale e capogruppo del Pd Giuseppe Masala già ieri ha presentato con il gruppo una mozione che impegna il sindaco Nanni Campus e la giunta a difendere lavoratori, pazienti e struttura. Per la consigliera regionale del M5s, Desirè Manca, la vertenza dovrà continuare in un clima di unità, e Michele Saba, coordinatore dei Riformatori, ha promesso il suo impegno. I segretari territoriali Antonio Canalis, Antonio Monni e Augusto Ogana hanno annunciato la richiesta di incontro con la Regione. Intanto continua lo stato di agitazione.
Il primo risultato della mobilitazione avviata dai sindacati in questi mesi di vertenza è stato raggiunto martedì scorso. Con l’approvazione in Regione di un emendamento bipartisan alla legge di stabilità regionale in corso di approvazione, e in cui, in attesa della revisione delle tariffe, viene prevista per l’anno 2022, la spesa di due milioni di euro per la copertura del 50 per cento degli oneri derivanti dagli incrementi contrattuali per il personale dipendente delle strutture sanitarie non ospedaliere che applicano il contratto sottoscritto da Aiop, Associazione religiosa istituti socio sanitari, nonché il contratto degli studi professionali. La GeNa, infatti, si è ritrovata a dover affrontare un aumento del costo del lavoro che potrebbe squassare il suo bilancio, perché, al contrario di altre regioni, la Sardegna non ha ancora dato sostegni ai centri di riabilitazione come quello sassarese. «I due milioni previsti nell’emendamento di cui sono firmatario – ha detto il consigliere regionale dei Progressisti Antonio Più – rappresentano un primo passo per risolvere una parte dei problemi in cui si ritrova la struttura. Ma è solo l’inizio della strada per mettere in sicurezza i 99 dipendenti e i cento pazienti». Piu ha ricordato che c’è una delibera regionale del febbraio del 2020 la cui esecutività era stata bloccata a causa dell’emergenza sanitaria, che rimodulando le tariffe giornaliere per paziente le ha abbassate del 20 per cento. «Perciò è necessario aprire un tavolo tecnico – ha detto il consigliere regionale – per verificare la possibilità di nuovi incrementi tariffari». Il consigliere comunale e capogruppo del Pd Giuseppe Masala già ieri ha presentato con il gruppo una mozione che impegna il sindaco Nanni Campus e la giunta a difendere lavoratori, pazienti e struttura. Per la consigliera regionale del M5s, Desirè Manca, la vertenza dovrà continuare in un clima di unità, e Michele Saba, coordinatore dei Riformatori, ha promesso il suo impegno. I segretari territoriali Antonio Canalis, Antonio Monni e Augusto Ogana hanno annunciato la richiesta di incontro con la Regione. Intanto continua lo stato di agitazione.