La Nuova Sardegna

Sassari

Mulas: «Energia, isola colonia»

di Gavino Masia
Mulas: «Energia, isola colonia»

Sindaco contro bozza di decreto del governo: «Dipenderemo dal Continente e dal cavo con la Sicilia»

19 febbraio 2022
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PORTO TORRES. Il Comune di Porto Torres e la sua grande area industriale – con annesso uno scalo marittimo di livello internazionale – sono semplici comparse nell’ultimo decreto del presidente del consiglio dei ministri sulla transizione energetica. Ne è consapevole questa volta anche il sindaco Massimo Mulas, che non ha gradito per niente lo schema di decreto firmato giovedì sera dal ministro della Transizione ecologica, Roberto Cingolani, e inviato a fine giornata agli enti locali.

«Il Dpcm sulla transizione energetica nell’isola riporta la Sardegna all'epoca in cui era una colonia – attacca Mulas – e presenta diversi punti critici : non è il frutto di alcuna attività di concertazione, soprattutto con i territori dove sono presenti insediamenti industriali e su cui ricadono le scelte del governo (siamo stati consultati marginalmente) e prospetta un risultato inaccettabile che relega la Sardegna, dal punto di vista energetico, dipendente da depositi in Continente e da un cavo collegato alla Sicilia. Poi punta su una soluzione – aggiunge –, il gas metano, che poteva essere considerata innovativa quarant'anni fa: mentre in altre regioni del mondo si guarda avanti e si ragiona sull'idrogeno, ai sardi viene prospettato un intervento che nasce già vecchio».

Il primo cittadino considera inoltre il decreto «assolutamente fumoso» sul tema delle rinnovabili, e pone alcuni interrogativi: «Ci sarà un problema di sovrapposizione di spazi nelle aree industriali? E nelle zone infrastrutturate come quella di Porto Torres gli impianti fotovoltaici ed eolici dovranno scalzare le attività imprenditoriali? E, soprattutto, si è tenuto conto del fatto che le imprese, oltre agli spazi hanno necessità che l'energia loro destinata sia programmabile? Suona infine paradossale che, nell'ultimo comma del Dpcm, si dispongano da subito agevolazioni per tariffe per un servizio che non potrà decollare prima del 2025».

Per il sindaco è mancato nel passato e manca ancora l’ascolto sulle richieste di aiuto che provengono dal nord-ovest dell’Isola e dalla città turritana. «Il territorio si era espresso a favore del deposito a terra, una soluzione che sarebbe stata idonea anche per un futuro utilizzo dell'idrogeno, con la stessa tipologia di serbatoi, oltre che per l'impatto occupazionale. Invece avremo a che fare con un deposito galleggiante a mare, peraltro da soli 25mila metri cubi di gas che, teoricamente, dovrà servire tutto il Nord Sardegna (ma forse a malapena utilizzabile solo per la centrale di Fiume Santo). Quello che sconcerta, inoltre, è che i principali investimenti economici verranno fatti fuori dalla Sardegna. Chiediamo con forza, prima della sottoscrizione del Dpcm da parte dei ministeri dello Sviluppo economico e delle Infrastrutture, che enti locali e parti sociali vengano coinvolte e consultate. È assurdo che un territorio come il nostro, che ha un’area industriale attrezzata e pronta a essere riconvertita, non venga coinvolta in processi che porteranno benefici, ma che avranno anche alti costi economici e sociali che andranno gestiti».

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