La Nuova Sardegna

Sassari

Rapina alla Arco, abbreviato per il dipendente

Rapina alla Arco, abbreviato per il dipendente

I due presunti complici dell’assalto alla società di spedizioni ieri hanno chiesto di patteggiare la pena

18 marzo 2022
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SASSARI. Affronterà il processo con il rito abbreviato Marco Sircana, 43 anni di Porto Torres, responsabile della sede sassarese dell’azienda di consegne di Predda Niedda, accusato di aver organizzato l’assalto armato ai danni della sua società, messo a segno il 7 gennaio dello scorso anno da tre persone incappucciate. Lo ha stabilito ieri mattina il giudice dell’udienza preliminare Gian Paolo Piana che ha accolto la richiesta del suo difensore, l’avvocato Alessandra Delrio. Hanno chiesto invece di patteggiare la pena il nipote di Sircana Alessio Concas, di 31 anni, e per il suo amico Stefano Gavino Calvia, di 30 anni, anche loro di Porto Torres, difesi dall’avvocato Ivan Cermelli. Per loro il giudice deciderà a fine settembre. La rapina a mano armata aveva fruttato 16mila euro in contanti e 86mila euro in assegni. Secondo quanto accertato durante le indagini dagli investigatori della squadra mobile, Sircana sarebbe stato mente, basista e organizzatore dell’assalto armato ai danni della sua azienda. Il commando - entrato in azione a volto coperto e con una pistola - sarebbe stato invece composto da suo figlio 17enne, da un nipote e da un amico di quest’ultimo.

Il figlio del responsabile della Arco Spedizioni sta seguendo l’iter giudiziario davanti al tribunale di minorenni. Sarebbe stata un’impellente necessità di denaro, esattamente 10mila euro «per sopperire alle proprie esigenze abitative» aveva scritto il giudice delle indagini preliminari Giuseppe Grotteria nell’ordinanza di custodia cautelare, a portare il direttore della “Arco Spedizioni” Marco Sircana a progettare il colpo. Il commando era entrato in azione a tarda sera. Sarebbe stato il minorenne a puntare la pistola contro l’autista del Tir. I tre rapinatori avrebbero chiesto al dipendente della “Arco Spedizioni”, di consegnare i due telefoni che aveva con sé, quello privato e quello aziendale, dimostrando di conoscere molto bene orari, abitudini dell’autista e soprattutto il contenuto del carico. Prese cinque cassette contenenti il denaro contante e gli assegni, i tre si erano dati alla fuga. Due mesi e mezzo dopo erano scattate le manette. (l.f.)

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