La Nuova Sardegna

Sassari

«Dettori ha ucciso Fara», il 25enne va a processo a Sassari

di Nadia Cossu
«Dettori ha ucciso Fara», il 25enne va a processo a Sassari

Respinta dal gup la richiesta di perizia psichiatrica presentata dal difensore. L’imputato davanti alla corte d’assise il 6 giugno. Parti civili i familiari del barista

19 marzo 2022
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SASSARI. Non sarà sottoposto a perizia psichiatrica il 25enne Claudio Dettori che, come ha stabilito il giudice dell’udienza preliminare di Sassari Giuseppe Grotteria, comparirà davanti alla corte d’assise di Sassari il 6 giugno per rispondere di un reato pesante: omicidio volontario aggravato.

È stato rinviato a giudizio ieri mattina il 25enne accusato di aver ucciso – il 22 aprile dell’anno scorso – Antonio Fara, barista di 47 anni, che da un po’ di tempo ospitava l’imputato a casa sua, in via Livorno.

Accolta, quindi, la richiesta del pubblico ministero Giovanni Porcheddu che a Dettori (difeso dall’avvocato Antonio Pietro Sanna e presente ieri in aula) ha contestato anche tre aggravanti: «Aver cagionato la morte (di Fara ndc) dopo aver adoperato sevizie, aver agito con crudeltà verso la vittima e, per ultimo, aver approfittato della relazione di ospitalità offertagli dalla vittima». Ma l’imputato deve rispondere anche di rapina aggravata perché «trovandosi presso l’abitazione di Antonio Fara – scrive sempre il pubblico ministero – sottraeva, prelevandoli dal borsello della vittima, circa 700 euro suddivisi in banconote di vario taglio e aggrediva Fara con uno strumento contundente (una padella) e un martello, cagionandone la morte».

Una tragedia che aveva colpito molto la città di Sassari, dove la vittima era conosciuta e benvoluta. I suoi familiari – il padre, la sorella e un cugino – hanno formalizzato ieri la costituzione di parte civile con l’avvocato Simone Pisano.

I movimenti di Claudio Dettori erano stati immortalati da alcune telecamere. Una sequenza di immagini che per la Procura di Sassari “costruiva” il film della fuga dopo il delitto. Per gli inquirenti Dettori si sarebbe infatti accanito su Antonio Fara, tentando di strangolarlo e poi finendolo a colpi di padella e con una martellata sulla testa. E le telecamere del palazzo avrebbero fatto il resto, chiudendo il cerchio: avrebbero cioè ripreso e raccontato per filo e per segno gli spostamenti del presunto assassino. Che era entrato in casa, poi uscito, poi rientrato, e la mattina – a delitto avvenuto – era scappato dal retro scavalcando i muri e attraversando i cortili dei palazzi.

La violenza che l’imputato avrebbe usato contro la vittima è stata descritta dallo stesso pm nella richiesta di rinvio a giudizio. Dettori avrebbe aggredito il 47enne «colpendolo reiteratamente, in rapida successione e con estrema violenza, prima con pugni diretti al volto e con calci al torace, poi lo attingeva al volto e al capo con uno strumento contundente dal bordo metallico sottile (una padella) che gli cagionava plurimi traumi (...) con una conseguente perdita di coscienza da parte di Fara; quindi gli avvolgeva al collo un mezzo stringente (la cintura dell’accappatoio) con il quale operava uno strangolamento e infine, in una fase in cui la vittima non era più reattiva e non offriva alcuna resistenza all’aggressore, lo colpiva almeno due volte con un martello “a palla” così provocandone la morte». La versione resa spontaneamente dal presunto omicida in fase di interrogatorio, dove respingeva ogni accusa e sosteneva di essere andato via la notte dalla casa di via Livorno per farci ritorno la mattina successiva e trovare il cadavere del barista, non ha mai convinto gli inquirenti che sono sempre stati sicuri di una sola ricostruzione, poi condivisa dal tribunale del Riesame che all’epoca aveva respinto la richiesta di scarcerazione presentata dai legali della difesa.

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