La Nuova Sardegna

Sassari

Sennori, la grande impresa di un paese innamorato

Roberto Sanna
Sennori, la grande impresa di un paese innamorato

Festa per il ritorno in Promozione dopo 34 anni: «Una stagione magica»

06 maggio 2022
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SENNORI. Seicento spettatori a partita, quindici dirigenti, cinquanta sponsor, un settore giovanile con 150 ragazzi e, dulcis in fundo, lunghe notti nei bar per festeggiare le vittorie. Quella del Sennori è stata realmente una vittoria di tutto il paese, coinvolto in ogni sua componente nel momento magico che ha portato la squadra a vincere il campionato di Prima categoria per tornare, dopo trentaquattro anni, in Promozione. Un momento magico che dura da tre anni e che nemmeno le lunghe pause segnate dal covid hanno interrotto.

La programmazione. L’arrivo della nuova dirigenza ha segnato la svolta prima ancora nell’organizzazione che nei risultati. Arrivati, comunque, a ritmo incessante: subito il salto dalla Seconda alla Prima categoria, poi il lungo stop del covid e quest’anno un’altra promozione arrivata al termine di una lunga corsa in solitaria che ha sfinito, una a una, le altre rivali. «Sapevamo di avere una squadra competitiva e non nego che le ambizioni c’erano tutte – racconta sorridente il presidente Gianni Desini –; già a dicembre abbiamo girato la boa dell’andata da soli in testa e abbiamo capito che l’impresa era possibile. Abbiamo battuto le rivali più accreditate come il Santa Maria Coghinas e il Campanedda, la sorpresa invece è stato il Siligo, che ci ha tenuto testa a lungo». Un successo che parte da lontano: cinque anni fa il Sennori era in Seconda categoria e faticava a mettere su una squadra. Per farlo è stato necessario l’atto d’amore di un simbolo come Domenico Magliona, portiere, capitano, 47 anni dei quali 32 spesi nei campi di tutta la provincia. «Un momento difficile, non potevo dire di no al mio paese – ricorda –, andavo in giro per i campetti a cercare i ragazzi. Quest’anno abbiamo fatto una grande cosa, ci credevo sempre, è stata una questione di testa».

La svolta. Tre anni fa l’arrivo di una nuova dirigenza con Gianni Desini che diventa presidente: «Io sono solo l’espressione di un gruppo di amici che ha preso in mano la squadra e mi ha convinto ad accettare questa carica – puntualizza –. E tengo molto a dire che questa è una vittoria di tutto il paese. Abbiamo uno stadio che è un gioiello, col manto in sintetico, spogliatoi perfetti e omologato fino alla Serie D. Alle partite vengono 600 spettatori e in trasferta i nostri tifosi non sono meno di 150, di fatto giochiamo sempre in casa». L’uomo della svolta è stato anche l’allenatore Massimiliano Nieddu, chiamato dalla nuova dirigenza a metà della stagione in Seconda categoria: «È stata una grande cavalcata – dice –, usciti dalla Seconda abbiamo affrontato la Prima ma è durata solo 5 partite, poi hanno chiuso tutto. A posteriori, però, dico che quelle cinque partite sono state decisive perché ci hanno consentito di riflettere e capire cosa stavamo facendo bene e cosa no. Quest’anno avevo da subito ottime sensazioni e non perché fossimo molto più forti degli altri, quanto perché ho capito che il gruppo era quello giusto e avremmo fatto davvero tanta strada».

Sennori ribolle. Nel corso principale due bar uno di fronte all’altro raccolgono squadra e e tifosi dopo le partite. «Si brinda fino a notte, è un piacere sostenere questa squadra» ammicca Davide Pinna, titolare della Cantera, uno dei tanti sponsor che sostengono il Sennori. La gente blocca il traffico fino a notte fonda, la stagione resterà a lungo nella memoria dei sennoresi. Domenica al campo sarà ancora festa, poi il canonico “rompete le righe”. Ma dirigenza e allenatore stanno già pensando alla prossima stagione: «Lo scorso anno siamo stati i primi a cominciare la preparazione – chiude Massimiliano Nieddu –, sudavamo in campo quando gli altri erano ancora al mare. E già in primavera la squadra era fatta. Giocare d’anticipo ha pagato». «Abbiamo già qualche idea – chiude Gianni Desini –, la Promozione è un altro mondo ma partiamo già da uno zoccolo duro importante e il futuro non ci fa paura».

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