La Nuova Sardegna

Sassari

Porto Torres, quei marinai dell’Onda mandati verso la morte

di Gavino Masia
Porto Torres, quei marinai dell’Onda mandati verso la morte

Il 6 maggio del 1943 l’affondamento del peschereccio con a bordo nove uomini. L’equipaggio fu costretto a uscire in mare e fu intercettato da un sommergibile

07 maggio 2022
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PORTO TORRES. Oggi ricade il 79esimo anniversario dell’affondamento della motopeschereccio “Onda” – l’unico peschereccio di Porto Torres che aveva il permesso di andare a pesca per sfamare la popolazione e le truppe nella Seconda guerra mondiale, durante la quale il 6 maggio 1943 morirono sette marinai nel golfo dell’Asinara.

L’equipaggio raccontò qualche giorno prima di aver “preso” nella rete un sommergibile nemico e, per paura di affondare, di aver mollato i freni del verricello per liberare la motobarca dall’imponente rimorchio. I marinai, tornati in porto, parlarono dell’episodio alle autorità dell’epoca, che non credettero però alle loro parole, considerandoli dei visionari e di aver confuso con un sommergibile una balena a poca distanza da Fornelli. I dieci marinai all’inizio si rifiutarono di uscire a mare per paura di incontrare nuovamente quel sommergibile, ma furono obbligati perché il pesce scarseggiava e minacciati anche di fucilazione se non avessero obbedito all’ordine. Il P211 Safari inglese era invece purtroppo reale e con 33 colpi, divisi su entrambi i lati, affondò il peschereccio e uccise quasi tutto l’equipaggio.

Dieci anni fa anni fa anche il Comune si è ricordato di quel gruppo di sfortunati marinaie ha individuato la piazza della Renaredda, quella che si affaccia sul golfo dell’Asinara, quale sito da dedicare alla memoria dei caduti del peschereccio “Onda”. In quel giorno infausto si salvarono solo in due, i fuochisti Giovanni Sposito e Antonio Sanna. Morirono il pratico di bordo Antonio Striano, i marinai Paolo Bancalà, Emilio Acciaro, Salvatore Fois, Ciro Valente, Giuseppe Sandolo, di Ponza, e il capo pesca Michele Zeno, di Resina, in provincia di Napoli. Il relitto fu recuperato nel ’45 – con all'interno ancora i quattro corpi di Paolo Bancalà, Salvatore Fois, Michele Zeno e Giuseppe Sandolo, mentre gli altri tre corpi non vennero mai ritrovati – e trasportato in Grecia, dove venne demolito nel 1978 dopo essere stato danneggiato da un fortunale.

La descrizione dell’affondamento del peschereccio emerge dal libro scritto da Lorenzo Nuvoli, appassionato di storia e della cultura del mare, e dall’incrocio di fonti orali e scritte. Le prime, narrano dei presentimenti della tragedia e delle visioni dirette dell’attacco al peschereccio. Le fonti scritte, provenienti dalla marina inglese, registrano l’affondamento della nave come segno in più da esibire nell’elenco delle imprese del Safari. In queste separazioni di testimonianze orali e scritte l’autore identifica un ulteriore colpevole, il prefetto di Sassari, che in quei giorni pretendeva di avere assolutamente pesce fresco per una cena da tenersi insieme ad alti gerarchi fascisti. Il libro si arricchisce anche di numerose immagini, d’epoca e inedite, e se non pretende di dire l’ultima parola sull’affondamento dell’Onda, sicuramente ha aperto un ampio spazio di discussione sulla storia di Porto Torres in quel periodo di fine guerra e di grande carestia. «Il ricordo delle famiglie dei discendenti dei pescatori dell’Onda – dichiara l’assessora alla Cultura Maria Bastiana Cocco –, rimasti intrappolati nelle acque del golfo dell’Asinara quel lontano 6 maggio 1943, è una ferita rimasta aperta nel cuore della nostra comunità. Il prossimo anno ricorrerà l’ottantesimo anniversario dell’affondamento e l’amministrazione intende impegnarsi per commemorare il sacrificio di questi uomini e lasciare nella piazza dedicata agli eroi dell’Onda un segno tangibile in loro ricordo».

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