Sassari, l’acquedotto romano della zona industriale tra i rifiuti e le erbacce
Il sito archeologico abbandonato
Sassari L’unico elemento di normalità è un cartello sbilenco di colore marrone. C’è scritto che quello ai suoi piedi è un acquedotto romano costruito duemila anni fa. Per il resto l’antico monumento che resiste a fatica tra il cemento dei capannoni della zona industriale appare quasi come un muretto a secco qualsiasi. Circondati dai rifiuti e seminascosti dalle erbacce, i resti dell’impianto che portava l’acqua fino a Turris Libisonis continuano a essere divorati dall’incuria e dal degrado. Il sito archeologico si trova in una delle strade più trafficate di Predda Niedda: la numero 21, cioè quella che scorre accanto al centro commerciale Porte di Sassari, l’ex Auchan.
Il degrado L’acquedotto, con una cornice fatta di asfalto, cemento, marciapiedi malandati e grovigli di ferri arrugginiti, rappresenta una delle poche tracce rimaste del periodo romano, almeno per quanto riguarda la città. Venne costruito per rifornire d’acqua la colonia di Turris Libisonis, l’attuale Porto Torres, tra la fine del primo secolo avanti Cristo e l’inizio del primo dopo Cristo. Dalla zona di Sassari tirava dunque dritto fino al mare. Il nome del vicino quartiere di Li Punti, cioè i ponti, deriverebbe per esempio proprio da questa struttura, visto che le sue arcate ricordavano la forma di un ponte. Da anni, però, i resti dell’acquedotto miracolosamente risparmiati dall’espansione della zona industriale di Predda Niedda, a pochi metri dal centro commerciale, si trovano in uno stato di totale abbandono. Erbacce, foglie secchie, plastica, il coperchio di un cassonetto, un vecchio televisore fatto a pezzi: una vera e propria discarica che ricompare puntuale attorno ai ruderi di ciò che resta dell’impero romano.
La beffa Non manca poi la beffa, una sorta di presa in giro al monumento e soprattutto al suo stato di eterno immondezzaio. Accanto al sito archeologico di Predda Niedda c’è infatti un vecchio cartello bianco da cantiere su cui è stato scritto di tutto tranne che le informazioni relative a un eventuale inizio dei lavori di restauro o di riqualificazione. A pennarello, accanto alla scritta “Ufficio competente”, qualcuno ha per esempio aggiunto “Ufficio tecnico Antani”, citando la “supercazzola” di Ugo Tognazzi nel film Amici miei. Il committente dei lavori è invece il povero Aronne Piperno, l’ebanista ebreo preso di mira da Alberto Sordi quando indossava i panni del Marchese del Grillo. Per quanto riguarda i progettisti è stata aggiunta una lista di pornostar, mentre il direttore dei lavori è diventato l’immancabile e sempre vigile “vecchio che controlla i cantieri”. Un certo ottimismo, infine, per quanto riguarda la fine dei lavori: “meglio tardi che mai”.
