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Soru “il visionario” parla ai giovani «Prendetevi da soli il vostro futuro»

di Giovanni Bua
Soru “il visionario” parla ai giovani «Prendetevi da soli il vostro futuro»

L’ex governatore alla presentazione del libro di Dadea dedicato ai suoi anni in Regione

04 marzo 2023
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Sassari Visionario, come lo avevano descritto gli interventi che lo hanno preceduto. Come molti lo ricordavano, come ha dimostrato di essere ancora.

Parla guardando negli occhi Minerva e Mattia, Renato Soru. Due 22enni «arrabbiati e delusi» che, introdotti dalla caporedattrice della Nuova Daniela Scano, avevano aperto la presentazione del libro di Massimo Dadea «Meglio Soru (o no?)» menando duro sul centrosinistra («è come il multiverso, abbiamo un’idea di cosa sia ma in realtà non esiste») sul Pd e sulla generazione che li ha preceduti («non ci hanno insegnato a combattere, si facciano da parte»). Parla a loro, nonostante la platea gremita oltre ogni aspettativa, gli assai interessanti interventi precedenti, il tema stesso dell’incontro: «La stagione di Renato Soru rivisitata tredici anni dopo le dimissioni dalla presidenza della Regione Sardegna».

Parla poco di quegli anni, di quelle dimissioni del 2007: «Arrivate perché, dopo che avevamo tutelato le coste dall’assalto, mi hanno impedito di tutelare l’agro». Di un passato in cui invita i due studenti di scienze politiche (fratello e sorella) a curiosare: «Perché tanto è stato fatto, ed è facile giudicare col senno di poi scelte che ai tempi hanno tolto le famiglie dalla povertà, hanno fatto nascere la società, i sindacati, hanno permesso alle famiglie di mandare i figli a scuola. Perché un solco è stato con fatica tracciato e su quel solco dovete continuare a zappare».

Parla però con l’intensità, le proverbiali pause, la lucida visione che avevano fatto innamorare l’Isola di lui. «Avevamo la febbre del fare. Ed è la febbre che anche voi dovete avere. Abbiamo commesso errori? Anche. Ma animati dalla voglia di correre, di intervenire, di cambiare, in un mondo che non si ferma ad aspettare. E che ora è ancora più veloce, forse spaventoso ma incredibilmente ricco di possibilità».

Non tradisce le attese insomma l’ex governatore. Che da il suo colpo di stiletto «in un giorno triste per l’Isola, in cui la Regione ha votato l’avvio della riforma delle autonomie che renderà le altre regioni specialissime mentre noi da decenni dibattiamo di una specialità e di un autonomia che non esiste più». Ma più volentieri si perde nella visione di un futuro: «Che non è mai stato così roseo. Perché mai, riempendo lo zainetto dei giusti strumenti, è stato possibile disegnare il proprio futuro. Costruirsi un lavoro libero e non regalato. Alzare la testa e non chiedere assistenza a vita come fa la tanto decantata insularità inserita in Costituzione. Ma mezzi per formarsi, informarsi, emanciparsi. Vorrei avere la forza di 20 anni, e anche la saggezza dei 60, e a voi giovani dico di combattere per le idee giuste, come l’ambiente, l’energia pulita, che non va lasciata in mano ad estrattori di risorse. Perché il nostro vento, il nostro sole, devono aiutare le nostre famiglie, le nostre imprese».

Non tradisce le attese ed è la perfetta chiosa di un dibattito che non a caso Daniela Scano ha fatto aprire ai due «ragazzi terribili», invitando tutti a non avere paura della loro fresca e incontenibile energia. E che Massimo Dadea, autore del libro pubblicato dalla Edes, chiarisce che è il fine ultimo del suo lavoro. «Che non vuole essere una sorta di tardiva elaborazione del trauma di una sconfitta ormai datata; né tanto meno un esercizio di nostalgia. Ma ha una finalità più ambiziosa: rompere il silenzio che da troppi anni avvolge quella stagione politica ed aprire un dibattito troppo a lungo rinviato. Che cosa è rimasto di una esperienza di governo che ha rappresentato il più risoluto tentativo di modificare la realtà politica, culturale, sociale, economica ed istituzionale della Sardegna? Quanto di quel progetto, di quell’Idea di Sardegna è ancora attuale? Perché un governo regionale che tanti apprezzamenti aveva riscosso è stato poi bocciato dagli elettori? Perché la lotta tra fazioni ha fatto naufragare una delle esperienze politiche che più intrigavano le cronache nazionali? E perché contro quel governo regionale si rinsaldò quel patto tra conservatorismi di sinistra e di destra volto preservare un sistema di potere radicato nella società sarda?».

Domande a cui provano a rispondere Carla Bassu, Sandro Roggio, un incredibilmente lucido Pietrino Soddu, (seduto in platea al fianco di Beppe Pisanu). Con interventi talmente ricchi di suggestioni da non poter essere raccontati nel poco spazio rimasto in questa cronaca.

Cronaca che non poteva però che essere dedicata al vero protagonista di tutto questo. Quel Renato Soru che spiazza di nuovo tutti, guardando avanti e non indietro, che parla solo a Minerva e Mattia, e gli dice di andarsi a prendere il loro futuro.
 

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