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Gratta e vinci contraffatto, via al processo a Roma per la 74enne sassarese 

Gratta e vinci contraffatto, via al processo a Roma per la 74enne sassarese 

Martedì 7 marzo prima udienza per la tentata truffa da 300.050 euro

05 marzo 2023
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Sassari Quel gratta e vinci da 300.050 euro era contraffatto e richiederne il pagamento facendo apparire quello stesso tagliando come vincente per il sostituto procuratore di Roma Giancarlo Cirielli equivale a un tentativo di truffa, con l’aggravante del “danno patrimoniale di rilevante gravità” ai danni della società Lotterie Nazionali srl.

Comparirà martedì davanti al giudice monocratico di Roma la donna sassarese di 74 anni accusata di aver tentato un raggiro milionario contro Lottomatica.

L’anziana, assistita dall’avvocato Antonio Secci, il 30 maggio del 2019 si era presentata all’ufficio premi di Lotterie Nazionali, a Roma, per depositare il biglietto e i documenti di identità che servivano per riscuotere il denaro. E in quel preciso momento per lei erano cominciati i guai.

Pochi giorni prima la signora, persona seria e stimata, si era presentata in banca per depositare un biglietto Gratta e vinci del tipo “Il Miliardario”. Un tagliando vincente ma danneggiato. Dopo averlo acquistato nella ricevitoria di un centro commerciale, infatti, la 74enne si era seduta al tavolino di un bar insieme al nipote, aveva grattato i numeri vincenti e vedendo che non corrispondevano ai suoi numeri aveva stracciato in due il tagliando. Ma il ragazzo si era accorto che la zia aveva tralasciato di cancellare l’ultima riga. E così lo aveva fatto lui, scoprendo che due numeri valevano uno la bellezza di 300mila euro e l’altro di 50 euro. Il biglietto era strappato ma fortunatamente il numero di serie era rimasto intatto.

Dopo i primi momenti di entusiasmo e confusione i due erano andati negli uffici della Banca d’Italia e poi in quelli di Intesa Sanpaolo. Qui, però, le era stato restituito il gratta e vinci: «Ci dispiace – le avevano detto – non possiamo accettarlo». Ed è allora che la donna, ritenendo di aver subìto un’ingiustizia, si era rivolta all’avvocato Secci.

Il legale aveva fatto esaminare il biglietto da un perito e una volta sicuro della buona fede della signora, e forte anche dell’esito della perizia, aveva depositato il tagliando nella sede di Lottomatica. Qui la procedura prevedeva che il biglietto – proprio perché non integro – dovesse essere sottoposto a verifiche da parte di un’apposita commissione. Dopo due mesi il responso: «Il biglietto è inequivocabilmente contraffatto». E spiegavano anche perché: «Il tagliando, strappato e ricomposto, è risultato un “collage” di parti di biglietti provenienti da due differenti biglietti, finalizzato alla realizzazione di un tagliando apparentemente vincente». Il finale di questa storia – che da subito ha attirato l’attenzione di moltissime persone – ora lo scriverà un giudice. (na.co.)



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